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Cinquantatrè anni senza Coco Chanel, una mostra per celebrarla

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A 53 anni dalla sua scomparsa, il 10 gennaio 1971 in una stanza dell’Hotel Ritz a Parigi, Coco Chanel – all’anagrafe Gabrielle Bonheur Chanel – viene celebrata con una mostra dedicata alla geniale e rivoluzionaria protagonista della moda del XX secolo. Quasi 200 look creati da Gabrielle “Coco” sono esposti insieme per la prima volta a Londra
AGI – A 53 anni dalla sua scomparsa, il 10 gennaio 1971 in una stanza dell’Hotel Ritz a Parigi, Coco Chanel – all’anagrafe Gabrielle Bonheur Chanel – viene celebrata con una mostra dedicata alla geniale e rivoluzionaria protagonista della moda del XX secolo. Quasi 200 look creati da Gabrielle “Coco” sono esposti insieme per la prima volta a Londra, per raccontare un’eleganza femminile ancora attuale, anzi eterna. “Gabrielle Chanel. Fashion Manifesto” va di scena fino al 25 febbraio al Victoria & Albert Museum, con la prima mostra dedicata alla couturière francese nel Regno Unito.

Una selezione di abiti, accessori, gioielli, profumi e pezzi raramente visti che esplorano il suo approccio pionieristico al design della moda, aprendo la strada a una nuova eleganza che continua a influenzare il modo in cui le donne si vestono ancora oggi. Emblematici del suo genio, uno dei suoi primi capi creati nel 1916, accanto ai costumi originali per la produzione dei Ballets Russes di “Le Train Bleu” nel 1924 oltre a vestiti realizzati per le star di Hollywood Lauren Bacall e Marlene Dietrich, fino al primo modello di innovativi pantaloni da sera e completi della sua ultima collezione, nel 1971.
Una storia di successo per colei che è diventata un mito, dopo un’infanzia difficile. Gabrielle nacque a Saumur in un ostello per poveri, il 19 agosto 1883. Suo padre Henri-Albert Chanel era un venditore ambulante e sua madre Jeanne DeVolle aveva una salute cagionevole. Alla morte della madre venne affidata alla nonna a Vichy, per poi essere abbandonata con le sue due sorelline – Julia-Berthe e Antoinette – dalle suore della congregazione del Sacro Cuore, nell’orfanotrofio di Aubazine, mentre i due fratelli, Lucien e Alphonse, vennero mandati a lavorare in un’azienda agricola.
Fu proprio quell’esperienza a segnare il suo percorso creativo: all’orfanotrofio le sorelle Chanel cominciarono a imparare l’arte del cucito. Gabrielle venne poi mandata a scuola di arti domestiche a Notre Dame. A 18 anni, nel 1901 iniziò a lavorare come commessa a Moulins, in un negozio di biancheria, dove mise a punto le nozioni di cucito apprese dalle suore di Notre Dame e approfondite con la zia Louise. Ma lei non si definiva sarta, piuttosto una creatrice di moda. Con la maggiore età iniziò inoltre a esibirsi come cantante in un cafè, usando come pseudonimo Coco.
Nel 1904 incontrò quello che divenne il suo primo finanziatore, Etienne de Balsan. Gabrielle creava prima di tutto per se stessa, mossa dal desiderio di realizzare cappelli e abiti adatti a uno stile di vita indipendente e attivo. Via piume e struttura di sostegno, chiamata Pompadour, per dare forma a cappelli di paglia ornati da semplici fiori in raso o singole piume, che conquistarono la prima cliente, l’attrice Emilienne D’Alencon, amante di Etienne, e con lei molte sue conoscenti.
Grazie a un secondo incontro fortunato con Arthur Capel, noto come ‘Boy’, industriale dell’alta borghesia di Newcastle, Coco potè aprire un primo negozio di cappelli a Parigi, pietra miliare del suo inarrestabile successo, nel 1909, e successivamente la sua boutique di Rue Cambon. Sin dalle sue prime collezioni si percep’ nettamente l’influenza degli anni di vita trascorsi nel convento: l’amore per il bianco e per il nero oltre a quello per l’austerità. Coco Chanel, sigaretta sempre accesa in mano, ripeteva che lei in realtà non aveva mai disegnato un vestito, ma lo scolpiva. La tecnica attuata era sempre la stessa: prendeva la stoffa, la tagliava, la appiccicava con gli spilli su un manichino per poi farla cucire.
Se il risultato non la convinceva, scuciva, ritagliava oppure ricominciava tutto da capo fino a ritenersi soddisfatta. Si dedicò alla realizzazione dell’abito perfetto, quello che avrebbe rivoluzionato la storia del costume femminile del primo Novecento, anticipando bisogni e desideri della donna moderna. Via corsetti stringati che condannavano le donne a posture dannose, sostituiti da abiti di jersey, morbidi e femminili, tailleur in tweed e bouclè con gonna al ginocchio e giacca a sacchetto, nel segno dell’eleganza minimal e classica dei fili di perle.
Negli anni successivi la figura snella, i capelli corti e l’introduzione dell’abbigliamento sportivo confermarono il suo successo e la sua personale rivoluzione della moda femminile. L’attività delle sorelle Chanel si espanse molto rapidamente con il negozio di Deauville, che ispirò lo stile marinaresco e ‘garconnè, l’ampliamento delle boutique di Parigi, Biarritz, cinque laboratori e 300 lavoratori.
Nel 1921 usc’ il profumo Chanel N 5, che diventò il più celebre di sempre grazie anche a Marilyn Monroe che rispondendo ai cronisti che le chiedevano che cosa indossasse per dormire, rispose: “Solo due gocce di Chanel N.5”. Durante la Seconda guerra mondiale fu costretta ad abbassare la saracinesca alla boutique di Rue Cambon, ad eccezione dei profumi, che continuò a vendere. Durante quel periodo la sua storia personale è stata avvolta da misteri e lati oscuri, come la sua collaborazione attiva con i servizi segreti tedeschi durante l’occupazione della Francia.
Si ritirò in Svizzera fino ai primi anni Cinquanta e fece ritorno alla moda nel 1954, quando si stava affermando un altro grande stilista francese, Christian Dior. Coco creò allora un altro successo intramontabile: la borsetta in matelassè con catenella di metallo intrecciata al cuoio e nel 1970 l’iconico sandalo bicolore. Il 10 gennaio 1971, a 87 anni, Chanel mor’ in una camera del Ritz a Parigi, da anni sua residenza, e il suo nome divenne presto leggenda.
In eredità, oltre alla sua maison ha lasciato anche alcune delle sue frasi celebri, ancora oggi fonti di ispirazione: “Io non faccio la moda, io sono la moda” e ancora “La moda passa, lo stile resta”.