Il 3 maggio iniziano gli scontri con la polizia alla Sorbona occupata dagli studenti. Dieci giorni dopo 800 mila persone marciarono a Parigi per il cambiamento
Qual è l’eredità del Maggio francese? Cinquantanni dopo, secondo un sondaggio del quotidiano Liberation, il 70% dei cittadini della République pensano che il Sessantotto abbia avuto un impatto positivo sulla società.
Si è parlato di rivoluzione mancata, perché il terremoto portò alle elezioni anticipate del 30 giugno che comunque riconfermarono la maggioranza dell’allora presidente Charles de Gaulle. Tuttavia il vento di rinnovamento, che spirò anche nel resto d’Europa, lasciò segni indelebili e portò negli anni successivi a diverse riforme sociali e nel mondo del lavoro.
Si protestava contro il sovraffollamento delle università, l’incertezza del lavoro, la scarsa mobilità sociale, la chiusura mentale di una società tradizionalista. I moti furono prima universitari, poi operai per ottenere più diritti e un salario migliore.
Il 3 maggio cominciarono gli scontri con la polizia alla Sorbona occupata. Furono i giorni delle barricate, del “Vietato vietare”. Si conteranno sette morti, più di 2000 feriti nella repressione delle manifestazioni.
Il 13 maggio 800.000 persone marciarono in corteo a Parigi. Fu il passaggio dalla rivolta studentesca a quella di popolo. Partì quindi uno sciopero generale senza precedenti, che paralizzò a lungo il Paese.
Uno dei volti simbolo della protesta fu il leader studentesco di origine tedesche Daniel Cohn-Bendit, poi espulso dalla Francia. Nel 2014 ha lasciato il Parlamento europeo dopo 20 anni di militanza nei Verdi. E nel 2015 ha ottenuto la cittadinanza francese.
Fonte: Euronews