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Cinema Venezia: Barbera, “da bilanci in rosso a tappeti rossi”

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Il business della Mostra di Venezia è solo una parte di una macchina di denaro più grande: La Fondazione Biennale. Il Festival genera infatti ricavi annuali per 23 milioni di euro, ma solo grazie ai sussidi governativi e al supporto della Fondazione Biennale, quindi è fortemente sovvenzionato. Il direttore della Mostra del Cinema spiega nell’intervista che senza “il supporto della Fondazione Biennale non riuscirebbe a raggiungere il pareggio”, e condivide che “in alcuni anni l’Arte o l’Architettura sono più redditizie e il loro surplus aiuta la Biennale a contribuire al nostro budget per i costi fissi.” In altre parole, la “centrale” prende dai settori più ricchi per aiutare quelli più bisognosi: con i profitti della Biennale d’Arte che vengono utilizzati principalmente per sovvenzionare gli eventi più piccoli di teatro, musica e danza, ma anche cinema. “Lo definirei un business che continua a crescere, anno dopo anno, sia in termini di prestigio che di numeri. Ogni anno registriamo un aumento degli accrediti tra il 5 e il 10%, più pubblico, più professionisti che partecipano al festival. E il successo di questo evento continua a crescere” spiega infine. “Nel complesso – spiega Friedman nel suo pezzo – la Fondazione Biennale ha registrato un utile netto di 2,5 milioni di euro nel 2023 su entrate di 66 milioni di euro e ha dichiarato una riserva di cassa di 26 milioni di euro, un risultato niente male per un ente pubblico-privato in Italia, o altrove”. Le differenze tra Venezia e Cannes? “Penso che la principale differenza sia nel calendario, perché Cannes si tiene alla fine della vecchia stagione, mentre Venezia è all’inizio della nuova – aggiunge infine Barbera – Dopotutto, la nuova stagione inizia a settembre, che è anche l’inizio della campagna per l’Oscar per il cinema americano. E negli ultimi anni abbiamo avuto più film nominati e vincitori di Oscar rispetto a Cannes”. “Prima di tutto, ho fatto un roadshow per convincere gli americani, gli studios e le major a tornare a Venezia perché avevano smesso di venire, preferendo Toronto al Lido. Poi, ho deciso di ridurre il numero di film, puntando sulla qualità invece che sulla quantità. In terzo luogo, ho chiesto alla Biennale di fare importanti investimenti per rinnovare e ristrutturare tutte le strutture, tutti i luoghi e le sedi che avevamo, e di costruire nuovi teatri”. A spiegare come la Biennale di Venezia è passata “dai bilanci in rosso ai tappeti rossi” è Alberto Barbera, nominato due volte Direttore Artistico da Paolo Baratta, il leggendario Presidente della Fondazione Biennale. Lo fa in una accurata intervista realizzata da Alan Friedman, editor at large di The Hollywood Reporter. Un lavoro duro quello di Barbera che ha fatto di Venezia uno degli appuntamenti più esclusivi e allo stesso tempo più popolari del migliore cinema mondiale. (AGI)