La crisi del settore immobiliare in Cina solleva i rischi di contagio, fa crollare le Borse asiatiche e getta ombre sulla tenuta dell’economia del Paese. Il comparto, insieme alle costruzioni, rappresenta da tempo un quarto del Pil cinese.
Dopo le turbolenze seguite al caso Country Garden, oggi è arrivata la notizia del fallimento di Evergrande, la big cinese in difficoltà finanziarie, che aveva già tentato un piano di ristrutturazione dei debiti, senza successo. E, a catena, si sono aggiunte le insolvenze del trust Zhongzhi Enterprise Group, uno dei maggiori operatori del Paese. Tanto da provocare l’immediato intervento della banca centrale cinese che ieri ha annuciato di regolare e ottimizzare le politiche immobiliari in modo tempestivo. La People’s Bank of China (Pboc) ha assicurato che preverrà con determinazione i rischi di un eccessivo aggiustamento del tasso di cambio dello yuan e contrasterà i rischi finanziari sistemici.
Le battute d’arresto subite dai due colossi immobiliari hanno ulteriormente indebolito un settore già provato dalla crisi sanitaria e dal rallentamento economico della Cina.
La situazione sta inoltre alimentando la sfiducia di potenziali acquirenti, peggiorando ulteriormente la situazione finanziaria degli sviluppatori, compresi i gruppi statali.
Il gigante cinese dell’immobiliare ha presentato ieri a New York istanza di fallimento, ricorrendo al Chapter 15, una mossa volta a proteggere i suoi beni statunitensi fino a quando non sarà raggiunto un accordo di ristrutturazione del debito. La procedura del Chapter 15 è stata infatti concepita per fornire meccanismi di gestione delle insolvenze che coinvolgono più di un Paese.
Il conglomerato privato era andato in insolvenza nel 2021, con un debito abissale di oltre 300 miliardi di dollari, quando le autorità cinesi hanno rafforzato il loro controllo sul settore immobiliare. Il mese scorso, Evergrande aveva riferito di aver perso 81 miliardi di dollari di capitale nel 2021 e nel 2022, secondo un documento depositato in Borsa. Il documento aveva rivelato inoltre che i debiti totali di Evergrande avevano raggiunto i 2.437 trilioni di yuan (340 miliardi di dollari) entro la fine dello scorso anno, ovvero circa il 2% dell’intero prodotto interno lordo della Cina.
Nel marzo di quest’anno, Evergrande aveva presentato un piano di ristrutturazione multimiliardario per rimborsare i suoi creditori internazionali. La società aveva più di 270 miliardi di dollari di passività totali, rendendo il piano di ristrutturazione il più grande mai realizzato in Cina.
Evergrande è diventato rapidamente il simbolo della crisi del settore immobiliare privato cinese, che continua a essere in grande difficoltà perché i costruttori si trovano nell’impossibilità di terminare i loro progetti e devono affrontare un numero crescente di procedimenti legali e di rifiuti da parte dei proprietari di rimborsare i loro prestiti.
COUNTRY GARDEN
Country Garden fatica a onorare i propri obblighi di debito e la scorsa settimana ha annunciato la sospensione delle negoziazioni di una decina di obbligazioni. Ha un periodo di grazia di 30 giorni, ma se non paga entro tale termine rischia il default. In aggiunta alla pressione, secondo l’agenzia di rating Moody’s, 31 miliardi di yuan (4,27 miliardi di dollari) di obbligazioni dell’azienda scadranno nel 2024. La proprietaria del gruppo, Yang Huiyan, ha affermato che l’azienda “sta affrontando le maggiori difficoltà dalla nostra fondazione”.
Il principale promotore immobiliare privato cinese ha stimato il suo debito in circa 150 miliardi di euro alla fine del 2022. Ma secondo Bloomberg, potrebbe arrivare a 176 miliardi di euro.
ZHONGZHI ENTERPRISE GROUP
Durante gli anni del boom, molti costruttori hanno utilizzato società fiduciarie o di gestione patrimoniale per finanziare i loro progetti. Il tentacolare conglomerato Zhongzhi e la sua galassia di società finanziarie è uno dei maggiori operatori del mercato e gestisce da solo oltre 1.000 miliardi di yuan (125,6 miliardi di euro) di asset. Un gran numero di aziende e di individui facoltosi le hanno affidato i loro risparmi. Ma il gruppo è stato coinvolto nella crisi e non è in grado di rimborsare i beneficiari, causando “perdite considerevoli” agli investitori, osserva l’analista Ting Lu, della banca Nomura.
Zhongzhi possiede in particolare la filiale Zhongrong International Trust (ZTR), dove i risparmiatori preoccupati hanno cercato ieri di chiedere i conti a Pechino, secondo quanto riportato da Bloomberg. Un default del conglomerato Zhongzhi “rischia di mettere in luce alcuni degli immensi rischi nascosti nel sistema finanziario cinese”, avverte SinoInsider. Si tratta solo della “punta dell’iceberg”. (AGI)
ILA