Il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati, fondato nel 2003 da don Giuseppe Serrone, interviene sul caso di un sacerdote 58enne, parroco di un Comune di Ischia, che nei giorni scorsi si è autosospeso per poter vivere liberamente la sua relazione con una donna 41enne sposata e madre di due figli. La donna si occupava delle pulizie della chiesa parrocchiale, dove il sacerdote svolgeva il suo ministero. Pochi giorni prima di Natale, avrebbe deciso di rivelare la verità al marito per continuare il suo amore con il parroco.
Il Movimento sottolinea che “i preti sposati con le loro famiglie potrebbero essere una grande ricchezza per la Chiesa. Potrebbero essere riaccolti con un provvedimento canonico del Papa a servizio attivo pastorale nelle chiese senza prete o in servizi diocesani”. “La trasparenza è un valore aggiunto del caso. Le polemiche non hanno senso. Le questioni in gioco, quella del celibato dei preti e quella della riammissione dei preti sposati al ministero sono problematiche diverse. La crisi dei preti è altissima nella Chiesa Cattolica. Il Papa potrebbe intervenire ma di fatto mantiene una situazione di stallo teologico e pastorale”. I preti sposati quindi ricordano che “con regolare percorso di dimissioni, dispensa e matrimonio religioso, rimangono sacerdoti per sempre”. “La dispensa ottenuta per il matrimonio non annulla il sacerdozio. Potrebbero essere richiamati in servizio attivo”. Dal 2003 il Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati “ha più volte offerto la disponibilità al Papa per gestire parrocchie senza prete, ma senza un riscontro positivo”. “Recenti Sinodi e il Giubileo erano occasioni d’oro per i Papa e il Vaticano per il cambio di normativa necessario per riaccogliere i preti sposati. Il popolo di Dio e la società civile sono aperti verso la figura dei preti sposati”, scrive il Movimento. (AGI)
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