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Chi era Rosetta Cutolo, fu custode segreti della Nco

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“Una volta liberi, inviate un fiore a Rosetta”.  L’ordine del boss non si discuteva e gli affiliati, appena scarcerati, non mancavano di farle arrivare denaro. Quel denaro che serviva ad alimentare le casse del clan e ad assicurare assistenza legale e ‘mesate’ alle famiglie dei detenuti. Una percentuale di tutte le attività illegali della Nuova camorra organizzata indispensabile per finanziarne l’esistenza, l’attività armata, e la vita quotidiana delle famiglie. Rosetta Cutolo era questo e molto altro. Sorella maggiore di Raffaele, il boss morto nel 2021 senza mai pentirsi e al 41 bis, e di Pasquale, altro esponente di primo piano della cosca che da Ottaviano sfidò il potente cartello della Nuova famiglia che tentava di limitarne l’espansione, ha vissuto apparentemente sempre un passo indietro a ‘o professore, in realtà condividendone appieno la dimensione criminale, in particolare gestendo le estorsioni sempre, tanto da essere condannata e scontare anni di carcere e persino affrontando una lunga latitanza; pur non venendo mai meno alle ai suoi doveri di ‘buona cristiana’, andando regolarmente a messa tutte le domeniche fino a quando la salute glielo ha consentito. E non a caso la sua latitanza negli anni ‘80 fu favorita anche da un prete.

Domenica Rosa Cutolo era nata a Ottaviano il 1 gennaio del 1937 e a Ottaviano è morta questa mattina, assistita dalla nipote Denise. Nella sua lunga vita, oltre alla modesta abitazione della famiglia, ha dimorato anche in un castello, quello mediceo, ma sempre ad Ottaviano, acquistato dal boss per farne la residenza di famiglia e ora acquisito al patrimonio del Comune. Quello stesso castello da qui fuggì nel 1981 per sottrarsi ad una misura cautelare in carcere e nel quale assistita dal ‘maggiordomo’ Francesco Violento teneva la contabilità del clan in una nicchia scavata in una parete e coperta da un quadro, trovata poi dagli inquirenti che perquisirono le 50 stanze in cui Cutolo governava il suo feudo.     Tutto quello che fu sequestrato il 12 settembre di 42 anni fa ebbe un rilevante interesse per gli investigatori, perché nelle stanze di Rosetta c’erano persino mappe che documentavano la spartizione del territorio del Napoletano tra i diversi clan. Rosetta fuggì nel bel mezzo di un vertice proprio tra le varie cosche, al quale si disse che partecipasse anche un esponente della DC. Fuggì anche grazie a don Giuseppe Romano il prete suo confessore e confessore anche di una buona parte degli affiliati. E pure nel 1990 sfuggì alle ricerche delle forze dell’ordine, questa volta lasciando un convento che l’aveva ospitata e protetta. Dolo tre anni dopo e lunghe trattative nelle quali si impegnarono anche servizi segreti, acconsentì a scontare una condanna a nove anni inflittale dal tribunale di Napoli in via definitiva, passandone però in carcere soltanto sei. Nel 1999, con le altre detenute del carcere di Sollicciano, recitò anche in Filumena Marturano di Eduardo De Filippo al Teatro della Pergola, interpretando il ruolo della protagonista. (AGI)