AGI – Il presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, ha voluto dimostrare l’importanza che attribuisce alla crisi climatica affidando il compito di reintegrare gli Stati Uniti nella lotta ambientale globale, dopo la battuta d’arresto con l’amministrazione di Donald Trump, a un peso massimo, il veterano John Kerry.
Senatore per tre decenni, segretario di Stato nel secondo mandato di Barack Obama (2013-2017) e aspirante alla presidenza nel 2004, Kerry, 76 anni, è il nome e il volto del Partito democratico che ha più familiarità con la cosiddetta diplomazia del clima.
“Il lavoro che abbiamo iniziato con l’accordo di Parigi è lungi dall’essere concluso. Tornerò al governo in modo che gli Stati Uniti possano tornare in pista per affrontare la più grande sfida di questa generazione e di quelle a venire”, ha spiegato Kerry appena accettata la nomina a inviato speciale del presidente per il Clima.
Nel novembre 2016, pochi giorni dopo la vittoria elettorale di Trump, Kerry aveva difeso al vertice sul clima di Marrakech, in Marocco, l’impegno degli Stati Uniti nella lotta al riscaldamento globale, quando era già nota la promessa dell’allora presidente eletto di ritirare il Paese dagli accordi internazionali.
Kerry avrà il compito di invertire le politiche semi-negazioniste di Trump dal primo giorno del governo Biden, come ha promesso il presidente eletto.
“Il cambiamento climatico non è così complicato da capire e se, alla fine, non lo capisci, continua a negarlo, ma non cercare di convincere gli altri”, spiegava Kerry a Trump, noto per un acuto senso dell’umorismo.
Nato nel 1943 a Denver, in Colorado, si è interessato alla lotta ambientale sin dall’inizio della sua carriera politica negli anni Ottanta. È figlio di un funzionario del Servizio Esteri e uno dei discendenti della famiglia Forbes, una delle più antiche e ricche del Massachusetts.
Leader e negoziatore nato, fin da giovane è abituato a viaggiare in diversi Paesi, assorbendo altre culture e idee politiche da tutto il mondo, riscontrando anche in prima persona l’influenza degli Stati Uniti nella politica internazionale.
L’esperienza che lo ha segnato maggiormente da bambino è stata quella di vivere nella Berlino divisa negli anni Cinquanta, nel bel mezzo della Guerra Fredda.
Ha studiato legge all’Università di Yale, dove faceva parte della società segreta studentesca “Skull and Bones”, fondata nel 1832, dove discuteva di politica con veemenza con i suoi coetanei. Dopo la laurea, si offre volontario per la guerra del Vietnam perché convinto fosse “la cosa giusta da fare”. Ferito due volte e più volte decorato, al suo ritorno nel 1971 diventa attivista contro la guerra. Nell’aprile 1971, a soli 27 anni, presenta la sua relazione conclusiva alla commissione per le relazioni estere del Senato – che anni dopo presiederà – come rappresentante dei Veterani contro la guerra.
Kerry entra in politica nel 1976 come procuratore capo del Middlesex, Massachusetts, e nel 1982 diventa vice governatore dello Stato, posizione dalla quale viene coinvolto nella lotta ecologica e combatte le piogge acide e l’inquinamento di laghi e fiumi.
Due anni dopo si aggiudica il seggio di senatore che occuperà per 28 anni e nel 2003, dopo aver subito un intervento chirurgico per cancro alla prostata, vince la nomination dei democratici per la corsa alla Casa Bianca ma perde le elezioni contro l’allora presidente, il repubblicano George W. Bush.
Appartenente all’ala cattolica e liberale del Partito democratico, Kerry si è sposato due volte, la prima con Julia Thorne, un’ereditiera di Philadelphia dalla quale ha avuto due figlie e dalla quale ha divorziato nel 1988, e, dopo l’annullamento ecclesiastico, con Teresa Heinz, vedova del senatore repubblicano John Heinz, famoso magnate dell’omonima salsa.
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Fonte: estero agi