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Che cosa ci possiamo aspettare dal Recovery Plan italiano

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AGI – Un aumento del Pil tra l’1,5 e il 2,5% e 240 mila posti di lavoro entro il 2026. Sono i due dati che sintetizzano il Piano di ripresa e resilienza italiano approvato dalla Commissione europea. L’Italia è stata promossa a pieni voti, dieci A e una B (nei costi, dove nessun Paese finora è riuscito a strappare una A), per un piano che a Bruxelles definiscono “imponente”. Con un totale di 191,5 miliardi di euro tra sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi), il Piano di recovery italiano è il più corposo di tutto il progetto Next Generation Eu su cui l’Ue ha scommesso il futuro.

“Il piano italiano è ambizioso e lungimirante e permetterà di costruire un futuro migliore per l’Italia e per l’Europa”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, a Cinecittà. 

“Effettuiamo sempre una valutazione molto prudente dell’impatto che il rispettivo piano nazionale di resilienza della ripresa avrà sull’economia nazionale” e “il piano italiano avrà approssimativamente un impatto dall’1,5 al 2,5% del Pil e di oltre 240 mila nuovi posti di lavoro in Italia fino al 2026”, ha spiegato. 

Nelle seicento pagine della maxi relazione, vengono presentate 190 misure (58 riforme e 132 investimenti), con ben 525 obiettivi. Il Pnrr destina il 37% dei fonti alla transizione verde (secondo le stime del governo italiano era il 40%) e il 25% alla transizione digitale (per l’Italia era il 27%).   

Secondo la tabella di marcia attuale l’approvazione definitiva dovrebbe arrivare all’Ecofin del 13 luglio e quindi l’Italia avrà pieno diritto a ricevere i 24,89 miliardi di euro di prefinanziamento (il 13% del totale dei fondi). “L’obiettivo è consegnarli a luglio ma ciò dipenderà anche da come andrà la raccolta di fondi sul mercato“, precisano da Bruxelles. Se l’Ue non dovesse raccogliere abbastanza soldi (servono almeno 50 miliardi) il prefinanziamento sarà distribuito prorata tra gli Stati che hanno i loro piani già approvati.

Da Bruxelles non ci sono stati particolari interventi sulla proposta presentata dall’Italia. In particolare la biodiversità e il rispetto del principio “do no significant harm” (non arrecare un danno eccessivo all’ambiente) hanno determinato alcune modifiche al piano inviato il 30 aprile scorso.

Nel Pnrr italiano sono stati aggiunti “1,2 miliardi da usare in misure di ripristino delle risorse marine, di rimboschimento, sia nelle città che fuori dai centri urbani, e anche misure a tutela della natura in parte del Po’”, ha spiegato un funzionario europeo. Di pari passo con l’inclusione di nuove misure a tutela della biodiversità sono state escluse altre parti del piano “che non erano completamente in linea con i criteri di ammissibilità” in materia ambientale.

Tra queste ci sono alcune misure che rientravano nel piano Transizione 4.0, finanziato nel piano italiano con 13,38 miliardi all’interno della ‘missione’ per la Digitalizzazione, innovazione e competitività. Il piano originale, a detta della fonte Ue, prevedeva “una serie di misure che non consideravamo realmente ‘digitali’”. Di qui la scelta i “tagliarne alcune”.

Un processo di chiarimento si è reso invece necessario per alcuni progetti di mobilità volti al “rinnovo del materiale rotabile o delle flotte passate, dei treni e così via” per le quali “non era sempre evidente dalla descrizione iniziale se si stava davvero parlando di veicoli a basse emissioni”.

In questo caso le misure non sono state tagliate, ma “c’è stato un esercizio molto più tecnico con l’intento di garantire che tutto ciò che viene supportato sia effettivamente in linea con le regole” in materia di sostenibilità ambientale.

Source: agi


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