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Charlie Hebdo: dieci anni dopo sinistra si scontra sulla satira

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Con l’avvicinarsi del decimo anniversario dell’attentato a Charlie Hebdo, la classe politica è in uno stato di lutto e tributo. Ma le differenze di opinione sullo “spirito Charlie” e sul giornale satirico non sono passate in secondo piano a sinistra. Tra i leader del Nuovo Fronte Popolare, il più esplicito sostenitore del settimanale “satirico, laico e gioioso” è Fabien Roussel.
Il leader del Partito Comunista Francese rende regolarmente omaggio ai membri della redazione uccisi nell’attacco islamista del 7 gennaio 2015. Si presenta anche come un grande difensore della laicità e della libertà di espressione, valori difesi da Charlie Hebdo, nato nello spirito libertario seguito al maggio 1968. Mercoledì, all’indomani del 10° anniversario dell’attentato, il PCF organizzerà un omaggio alle vittime, alla presenza di Gérard Biard, direttore del giornale.
I più critici sono invece i rappresentanti eletti de La France insoumise. Per l’ex primo ministro Bernard Cazeneuve, figura del centro-sinistra e paladino della lotta al “comunitarismo”, ciò si spiega con le vignette contro l’Islam pubblicate dal giornale satirico. “Una parte dell’estrema sinistra vede cinicamente i musulmani come una clientela elettorale da conquistare”, ha accusato questa settimana Le Nouvel Obs.
“Sono stato trascinato nel fango molte volte dalla nuova squadra di Charlie Hebdo, quella che ha preso il posto dei miei amici assassinati”, lamentava Jean-Luc Mélenchon nel 2021, anche se dopo gli attentati del 2015 aveva salutato ‘il diritto di essere irreligiosi’ e raccomandato di compiere ‘un atto civico’ acquistando il numero del settimanale che seguiva la sparatoria. Per il fondatore di LFI, è Charlie Hebdo ad essere cambiato.
I suoi detrattori puntano invece sulla sua stessa evoluzione in tema di laicità, lui che 15 anni fa descriveva il velo islamico come un “segno di sottomissione patriarcale” e si rifiutava di usare il termine “islamofobico”. Nel 2020, il leader dei ribelli ha accusato il settimanale di essere un “gestore di bagagli per Valeurs Actuelles”. Più di recente, diversi rappresentanti eletti di LFI hanno espresso la loro rabbia nei confronti del giornale, in particolare per le vignette sul caso dello stupro di Mazan o per una caricatura della deputata Danièle Obono, giudicata “antisemita” e “razzista”. (AGI)