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Cellulari in carcere: Giacalone (Nic), rischio vanificare pena

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L’uso di droni per trasportare droga, cellulari e armi nelle carceri italiane evidenzia “il rischio di vanificare quello che è l’esecuzione penale”. Lo afferma Ezio Giacalone, comandante del nucleo investigativo della Polizia penitenziaria, a Napoli, durante la conferenza stampa in Procura sull’indagine che oggi ha portato all’esecuzione di 32 misure cautelari e ha individuato un’organizzazione che procurava soprattutto droga, cellulari e schede telefoniche a detenuti in 19 istituti penitenziari. “Quello che noi cerchiamo di fare è contrastare quello che è un fenomeno di traffico di stupefacenti e di telefonini che va a vanificare la certezza della pena – afferma il comandante del Nic – che non è solo la fine della pena ma è svolgere in condizioni di piena legalità l’esecuzione penale”. “Poter comunicare, poter portare all’interno delle carceri i telefonini – sottolinea Giacalone – poter distribuire lo stupefacente all’interno; avere il controllo dei diversi istituti, di svariate decine di istituti, sia in termini di traffico di stupefacenti sia in termini di distribuzione di telefonini, significa ampliare e amplificare il carisma dell’associazione criminale di appartenenza”. “Organizzazione criminale strutturata all’esterno che si riverbera all’interno dell’istituto”. Si tratta di “un tema fondamentale che è quello della comunicazione mafiosa” dice Marco Garofalo, dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, che con la polizia penitenziaria ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare. “È una battaglia complessa che si muove in questo caso fuori e dentro le carceri nel tentativo che questi soggetti hanno di continuare a mantenere il controllo delle leve criminali – aggiunge Garofalo – anche da detenuti, verso gli affiliati e questo è il discorso che vale per l’uso appunto di questi cellulari oltre che con l’introduzione di materiale pericoloso, come armi e stupefacenti”. “È fondamentale recidere al meglio tutti i legami tra i detenuti e i soggetti che sono all’esterno – spiega ancora il dirigente – da cui dipendono spesso anche strategie criminali molto complesse”. (AGI)