“Nel silenzio dei media, giorno dopo giorno, si sta consumando una vergognosa tragedia umana. Proprio nel giorno in cui si è celebrata la Festa della Repubblica italiana è giunta l’ennesima drammatica notizia di due detenuti che hanno deciso, in carcere, di porre fine alla loro sofferenza”. Lo scrive in un documento la Giunta dell’Unione delle Camere penali, sottolineando che “sono 38 i suicidi accertati dall’inizio dell’anno, e altri 52 sono i morti per malattia o causa non ancora accertata: morti in custodia dello Stato, nel silenzio generale, senza che nessuna televisione nazionale accenda i riflettori del Paese per sollecitare, così, immediati interventi a un governo e a un Parlamento distratti e insensibili rispetto al dramma delle carceri”. In questo “indifferente silenzio”, aggiungono i penalisti, “si fanno invece strada iniziative legislative con le quali l’attenzione al mondo carcerario viene ridotta alla sola dimensione contenitiva e repressiva, in chiave securitaria, a partire dalla introduzione del reato di rivolta commesso anche con condotte non violente di disobbedienza e resistenza passiva, per seguire con l’istituzione di corpi speciali anti-rivolta della Polizia penitenziaria (Gio), e, per concludere, con ipotesi di attribuzione di una competenza straordinaria alla procura generale e all’avvocatura dello Stato per i fatti concernenti l’uso delle armi o di altro mezzo di coazione fisica da parte di agenti o di ufficiali di pubblica sicurezza”. L’Ucpi ricorda quindi di aver avviato una ‘maratona oratoria itinerante’, per “dare voce a tutti coloro che, dentro le carceri, non hanno più diritti e soprattutto voce”. (AGI)
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