“Il 98% dei detenuti che partecipano a un’attività lavorativa, quando escono, abbandonano il circuito criminale. L’unico strumento vero, reale e utile è insegnare ai detenuti che, fuori, non è necessario ricommettere reati, ma si può imparare una strada diversa: quella della legalità. In questo modo, con lavoro e formazione, contribuiamo anche alla sicurezza dei paesi per i domani”. Lo ha affermato il sottosegretario alla Giustizia, sen. Andrea Ostellari, incontrando i giornalisti al termine di una visita alla Casa Circondariale ‘Ernesto Mari’ di Trieste. In questo “raggiungiamo plurimi obiettivi. Sicuramente quello principale, la rieducazione del soggetto detenuto, ma anche la creazione di una comunità più sicura”.
In questo senso, la “struttura di vecchio stampo” che è la casa circondariale Ernesto Mari “ha bisogno di un intervento anche strutturale”, cioè “ampliamento dei luoghi di esecuzione della pena con luoghi adeguati per facilitare maggiormente il trattamento, e quindi più lavoro. Ci sono idee”.
“Il Dipartimento d’amministrazione penitenziaria”, ha precisato, “sta lavorando su luoghi di esecuzione adeguati alle diverse tipologie di soggetti. Non necessariamente all’interno delle carceri. Ad esempio, le comunità nel nostro Paese devono essere coordinate anche con albi nazionali, capaci di trovare una tipologia di strutture in grado di ospitare soggetti in detenzione attenuata, quelli con fine pena sei mesi o quelli con problemi legati allo stato di salute”. Ostellari, infine, ha detto di aver visitato oggi il carcere “anche per salutare la polizia penitenziaria e il personale: in questi giorni si è celebrata la festa della polizia penitenziaria, 207 anni, un anniversario importante”. (AGI)
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