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Caos IMU terreni, all’ultimo secondo cancellata in 3456 Comuni. Contribuenti a rischio errori.

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Colpo di scena sull’Imu agricola. In un consiglio dei ministri lampo, convocato d’urgenza ieri pomeriggio, il governo riscrive le regole dell’Imposta municipale sui terreni di montagna, tornando di fatto alla vecchia classificazione Istat in vigore prima che arrivasse il dm 28 novembre 2014 da cui si è generato il caos normativo degli ultimi mesi. L’effetto è che in 3456 comuni (considerati totalmente montani in base ai criteri di montanità stabiliti da una legge risalente al 1952) i terreni agricoli (nonché quelli incolti) saranno del tutto esentati dal pagamento dell’imposta. Nei 655 comuni classificati dall’Istat come parzialmente montani non pagheranno l’Imu i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali, sia che siano proprietari dei terreni sia che li abbiano presi in affitto. In tutti gli altri casi si dovrà pagare entro il 10 febbraio. La dead line per il versamento, che sarebbe scaduta lunedì 26 gennaio, viene quindi spostata oltre il 4 febbraio in modo da sterilizzare gli effetti della sospensiva riconosciuta fino a tale data dal Tar Lazio sul ricorso di un gruppo di comuni siciliani. L’elenco residuale dei comuni soggetti a imposta conta 3937 municipi, ma in realtà saranno molti di meno quelli chiamati alla cassa, perché il decreto legge approvato ieri e firmato dai ministri dell’economia Pier Carlo Padoan e delle politiche agricole Maurizio Martina, prevede che chi sarebbe stato esente con i criteri del dm del 28 novembre continuerà a esserlo anche se con i nuovi parametri dovrebbe pagare. Andando a spulciare l’elenco Istat dei comuni, aggiornato al 1° gennaio, non mancano le sorprese. L’elenco consegna infatti una mappa degli enti italiani che, in quanto a montanità, sembra essere piuttosto schizofrenica, con enti situati sul mare e considerati di montagna e municipi con un’altitudine al centro superiore a 600 metri e ritenuti solo parzialmente montani.


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