Non solo un cambio di nome, non si parla più di fallimento ma di insolvenza. L’insolvente non rimane più agganciato alla procedura a vita, senza più possibilità di rifare impresa e una vita sociale ed economica soddisfacente, ma può essere “esdebitato” dopo tre anni se non c’è stato dolo.
Una legge che si dota di strumenti per intercettare e supportare le aziende in difficoltà prima di diventare insolvente, tutela i diritti dei creditori, introduce l’istituto dell’esdebitazione che consente dopo tre anni dalla dichiarazione di insolvenza di sganciare l’insolvente dalla procedura giudiziale per restituire gli imprenditori ad una vita sociale ed economica piena, in linea con le direttive europee e i paesi più avanzate sul piano industriale. Una legge che potrà cambiare radicalmente nel tempo anche l’approccio che la nostra cultura ha sempre avuto con il concetto di “fallimento”, una condizione che ha sempre provocato gogna sociale, emarginazione, e in passato anche perdita del diritto di voto.
Il “fallimento” sarà così considerato come un evento della vita (una relazione affettiva, un matrimonio, un esame, il lavoro) da cui ripartire anziché un evento inaccettabile e insuperabile da cui poter uscire solo con atti estremi.
Una legge che potrà dare nuovo slancio all’iniziativa d’impresa.
Una delle leggi importanti approvate in questa legislatura. Questa legge è dedicata a tutti quelli diventati insolventi loro malgrado che ora potranno riprendersi in mano pienamente la loro vita, senza nulla togliere, ovviamente, ai legittimi diritti dei creditori.
Lo staff legale di Confedercontribuenti sta studiando in attesa dei decreti attuativi eventuali ricadute sui fallimenti passati.