di Andres
Almerighi, Ferrara, Pinotti, Beccaria, Philip Willan, solo per citare alcuni scrittori che si sono occupati della morte del ‘banchiere di Dio’, e poi inchieste giornalistiche, servizi televisivi e trasmissioni radiofoniche, convegni e tanto altro ancora.
Il 18 giugno 1982, il ritrovamento, a Londra sotto il ponte dei frati neri sul Tamigi, del corpo del banchiere milanese Roberto Calvi, apre una serie lunghissima di indagini giudiziarie volte a stabilire la sua morte, dando origine a un dibattito incentrato fra le due ipotesi contrapposte: suicidio o omicidio?
Calvi brucia in breve tempo tutte le tappe per il successo nel mondo dell’alta finanza grazie ad una serie di amicizie e frequentazioni con figure ambigue. Tra questi Michele Sindona, coinvolto nella morte di Ambrosoli, faccendiere siciliano che ha rapporti con la mafia italiana negli Stati-Uniti, consigliere ufficioso del Vaticano. Sindona lo aiuta ad aprire una serie di società off shore all’estero, soprattutto in Argentina e lo introduce nella loggia P2, dopo avergli presentato Licio Gelli, maestro venerabile della loggia. A sua volta Gelli, fanatico fascista, è uno dei sostenitori della ‘strategia della tensione’ messa in atto in Italia da apparati deviati dei Servizi e dagli eversivi di destra per portare al colpo di stato che avrebbe consegnato il potere a una dittatura.
Come se non bastasse questo intreccio già di per sé pericoloso, Sindona gli presenta il cardinale Paul Marcinkus, anche lui membro della loggia P2, alla guida dello IOR, la banca vaticana, che si avvarrà della consulenza di Calvi. Lo IOR diventa così il principale azionista del Banco Ambrosiano e vengono messe in campo alcune operazioni bancarie ritenute spregiudicate.
C’è da chiedersi se Calvi fu un burattinaio o un burattino.
Interessante la lettera scritta da Calvi, due settimane prima della sua morte, a papa Giovanni Paolo I: Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona…; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest…; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato…”.
Per la magistratura inglese la morte di Calvi è archiviata come suicidio, come affermato da una perizia medico-legale. Eppure, coincidenza vuole che il giorno prima si era suicidata la sua segretaria personale, Teresa Graziella Corrocher, lanciandosi dal quarto piano dell’edificio sede del Banco Ambrosiano.
Anche in Italia la prima ipotesi per la Magistratura fu suicidio. Poi si riuscì a dimostrare il contrario, con una serie di nuove perizie. Sul cadavere di Calvi i nuovi periti stabilirono che “non c’erano lesioni del rachide cervicale, segno evidente che Calvi non poteva essersi impiccato”. Il banchiere era corpulento: se si fosse stretto un nodo al collo per poi gettarsi nel vuoto avrebbe avuto lesioni palesi al collo. “Aveva, invece, la rottura dell’istmo della barra caudale della cartilagine tiroidea, compatibile con la possibilità che qualcuno avesse impiccato il cadavere quando Calvi era già morto”. E tanti altri elementi che stabilirono che non si era trattato di un suicidio.
Calvi quindi era stato ammazzato. In Italia si apre il processo per omicidio volontario sulla base delle dichiarazioni del pentito Francesco Marino Mannoia, che dichiara ai giudici che Calvi sarebbe stato vittima di una vendetta della mafia di Corleone. Il banchiere avrebbe riciclato denaro sporco con lo IOR e il Banco Ambrosiano per conto del boss Pippo Calò, che lo aveva fatto uccidere perché Calvi si sarebbe impossessato di una grossa somma di denaro. Gli imputati saranno tutti assolti in via definitiva, sebbene la Corte riconosca che ‘Calvi è stato ammazzato, non si è suicidato’. Nel processo parallelo è archiviata la posizione di Licio Gelli.
Massoneria, mafia, banche, riciclaggio, Vaticano, IOR, un intreccio di malaffare senza fine, purtroppo l’omicidio del ‘Banchiere di Dio’ è rimasto senza colpevoli.