La Cassazione riconosce l’innocenza del sindaco reggino dopo due anni di democrazia sospesa. I partiti sono tutti d’accordo per riformare l’abuso d’ufficio. Cosa si aspetta?
Aldo Torchiaro
“La Severino e l’abuso d’ufficio vanno subito modificati, dice l’ANCI ”
Giuseppe Falcomatà è sollevato. Felice. Perfino raggiante. Reggio Calabria ha un Sindaco “ritrovato”, restituito al Municipio dagli uffici giudiziari che avevano provato a bloccarne l’azione. Il primo cittadino del capoluogo calabrese è stato eletto sindaco con il Pd per la prima volta nel 2014, giovanissimo. E una seconda volta nel 2020. Nell’ottobre 2021, accusato di abuso d’ufficio per l’assegnazione di un locale del Comune, venne sospeso per effetto della Legge Severino. La Cassazione ha annullato senza rinvio le precedenti condanne e disposto l’immediato reintegro di Falcomatà nella funzione di Sindaco. Il tentativo giudiziario di rovesciare il verdetto delle urne stavolta è fallito. E questa sì è una notizia. Che detona con un abbraccio corale e un lungo applauso quando a Genova sono riuniti tutti i sindaci d’Italia per l’assemblea Anci. È il presidente dell’Anci, il sindaco di Bari Antonio Decaro, a dare per primo l’omaggio dei primi cittadini al loro collega ostaggio della malagiustizia, appena liberato. “Permettetemi di dare un abbraccio a Falcomatà che è un sindaco coraggioso”. Le parole di Antonio Decaro riflettono il clima che si vive tra gli amministratori locali.
Per Decaro la vicenda del sindaco reggino è emblematica dei rischi che si corrono oggi: “Noi non vogliamo né l’immunità né l’impunità, ma Falcomatà, condannato e poi assolto, a causa della legge Severino è stato sospeso per 23 mesi, una sospensione superiore alla condanna che era di 12 mesi. E’ una legge iniqua che rischia di macchiare la reputazione di tante persone e di tenerne lontane altre che non si mettono in gioco per paura dell’abuso d’ufficio. Come sindaci dobbiamo capire i limiti entro i quali sbagliare, altrimenti rischiamo di ritrovarci indagati per qualsiasi cosa, solo per il fatto di esser sindaci”. Per Marco Bucci, sindaco di Genova, “bisogna andare avanti a fare il proprio lavoro e non bisogna avere paura. Non è questione di osare. Bisogna avere il coraggio di raggiungere i propri desideri che sono i desideri dei cittadini”. “Su questo tema della paura della firma – gli ha fatto eco il sindaco di Novara, Alesandro Canelli – auspichiamo che si vada avanti nella direzione che abbiamo suggerito a più riprese. Abbiamo il dovere di pensare prima alle comunità che a noi stessi”. Secondo il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai, “Falcomatà, anche se poi assolto, è come se avesse scontato due volte la pena. E in questi casi il danno non è solo nei confronti del sindaco in questione, ma di tutta la comunità reggina che per due anni si è ritrovata nell’incertezza amministrativa. La vicenda è una conferma della necessità di intervenire sul piano legislativo”. Per un politico di lungo corso come Clemente Mastella, oggi primo cittadino di Benevento, “se un sindaco osa per il bene della propria comunità e non per se stesso, credo che possa lavorare tranquillamente. Certo, bisognerebbe avere il garbo e la correttezza istituzionale di fare in modo che tutti i sindaci siano a loro agio nell’espletamento delle loro mansioni istituzionali”. “E’ evidente che il legislatore dovrebbe determinare una situazione che tranquillizzi e dia serenità, nell’interesse dei cittadini italiani che rappresentiamo come sindaci: noi più di qualunque altra istituzione dello stato”. Se sono tanti i sindaci ad esprimere solidarietà e sconcerto per l’ennesimo episodio di malagiustizia subìto, adesso il giudizio sul futuro, sulle contromisure da adottare deve darlo la politica. E le reazioni bipartisan che si registrano sono incoraggianti. “La vicenda Falcomatà, come tante altre, deve far riflettere. Sotto l’aspetto umano, naturalmente, vi può essere soddisfazione per la fine di un incubo e, quindi, solidarietà e vicinanza al sindaco”, dichiara il Commissario regionale della Lega in Calabria, Giacomo Francesco Saccomanno. “Sotto l’aspetto giuridico – – fa rilevare Saccomanno – è fondamentale una riflessione che non può essere rimandata: non è possibile che vi siano sentenze così discordanti che mettono in ginocchio una città e che deprimono la dignità delle persone. Non si vuole condannare nessuno, ma, sicuramente, chiedere norme più chiare e processi più veloci. L’attuale andazzo della giustizia incrina, fortemente, la democrazia ed impedisce uno svolgimento corretto dell’attività amministrativa. Quindi, o si cambia la norma per renderla più oggettiva – dice – e non lasciarla alla interpretazione dei magistrati oppure si deve creare un percorso diverso del processo e renderlo maggiormente celere. Sospendere un sindaco per una condanna di primo grado e poi accertare, giusto o sbagliato, dai magistrati dell’impugnativa che il reato non esisteva, vuol dire danneggiare per anni una città, un organismo, un ente. Forse, – conclude – è arrivato il momento di fare chiarezza e di mettere tutti nelle condizioni di poter decidere con autonomia, ma con la massima tranquillità nell’interesse delle comunità che meritano di essere amministrate nel migliore dei modi”. Il giudizio della Lega coincide con quello del Pd. “La triste vicenda di Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, rafforza la tesi che sosteniamo da 10 anni come Anci e come Ali. In primis serve urgentemente una revisione complessiva con la derubricazione del reato di abuso di ufficio, una evenienza nella quale tutti possono incorrere, per una firma, e che – nel 90% dei casi – finisce in nulla. E va assolutamente modificata la legge Severino: il sistema giudiziario italiano si basa su tre gradi di giudizio e non si capisce perché un amministratore debba decadere dopo il primo grado e non con una condanna in via definitiva”, dice Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, coordinatore dei sindaci dem e presidente di Ali-Autonomie Locali Italiane. Per Italia Viva è Ivan Scalfarotto a chiosare: “Un altro amministratore vittima dell’abuso di ufficio. Dal novembre 2021 Falcomatà era sospeso dall’incarico a cui era democraticamente stato eletto”, denuncia il senatore di Italia Viva – Il Centro -Renew Europe. Anche l’avvocatura calabrese esulta. L’avvocato Francesca Straticò: “Siamo felici per Giuseppe Falcomatà per il quale la Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna per abuso d’ufficio. Un’ assoluzione che, però, non cancella l’amarezza di una sospensione di circa due anni in pregiudizio suo, dell’attività amministrativa e dell’intera comunità reggina. Una idonea tempistica giudiziaria ed il rispetto del diritto alla presunzione d’innocenza con l’effetto d’inapplicabilità di sanzioni prima del passaggio in giudicato di una sentenza, dovrebbero essere considerati presidi di democrazia. Ci auguriamo che questa vicenda induca ad una profonda riflessione sulla necessità di modificare una legge che, mortificando diritti fondamentali, finisce per togliere autorevolezza all’intero sistema giudiziario”.
Fonte: il Riformista