Tornando al gigante asiatico, si segnala che a settembre l’attività manifatturiera in Cina si è ridotta per il quinto mese consecutivo, mentre il settore dei servizi ha registrato un brusco rallentamento, il che suggerisce che saranno necessari ulteriori stimoli per raggiungere l’obiettivo di crescita del 5% nel 2024. Il Pmi manifatturiero sale a settembre a 49,8 punti dai 49,1 punti di agosto, restando in contrazione ma attestandosi al top da 5 mesi. Il Pmi non manifatturiero, che comprende servizi e costruzioni, è sceso a quota 50 da 50,3 di agosto, segnando il livello più basso da 21 mesi. In Giappone, invece, la produzione industriale è calata oltre le stime ad agosto: su base mensile è scesa del 3,3% contro il -3,1% precedente e l’atteso -0,5%. La produzione è diminuita più del previsto, si spiega, per la flessione della produzione di automobili e di macchinari elettrici. La produzione di autoveicoli è scesa del 10,6% ad agosto rispetto al mese precedente, a causa del tifone Shanshan che ha costretto una serie di case automobilistiche a sospendere le attività. Anche gli scandali sulla certificazione delle case automobilistiche, che hanno portato alla sospensione della produzione di tre modelli a livello nazionale, hanno esercitato una pressione al ribasso sulla produzione. Chiusura contrastata per le principali Borse asiatiche con le cinesi euforiche e Seul e Tokyo in forte ribasso. I listini cinesi hanno messo a segno un autentico rally dopo che la scorsa settimana le autorità di Pechino hanno lanciato il più aggressivo pacchetto di aiuti dai tempi della pandemia e sulla scia delle decisioni della banca centrale e del principale ente di regolamentazione finanziaria di procedere a misure più radicali, tra cui la richiesta alle banche di abbassare i tassi dei mutui per i prestiti immobiliari esistenti prima del 31 ottobre. Shanghai è balzata del +8%, Shenzhen è messo a segno un rialzo a doppia cifra (+10,4%), mentre Hong Kong è salita del 2,5%. In controtendenza invece Seul che ha perso il 2,1%. In precedenza la Borsa di Tokyo aveva chiuso in forte calo la prima seduta settimanale in reazione all’elezione venerdì scorso di Shigeru Ishiba a nuovo leader del partito al governo del paese (LDP) e prossimo primo ministro. Il mercato teme che il nuovo primo ministro del Giappone si pronunci a favore della normalizzazione dei tassi di interesse. L’indice Nikkei ha perso il 4,80%, a quota 37,919.55. (AGI)