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Come buttare via oltre il 7% dei voti. I liberal-democratici italiani, tanti o pochi che siano, non meritano certo due presunti leader come Calenda e Renzi. I due non hanno le stesse responsabilità nel fallimento del progetto del Terzo Polo ma è certo che con loro in pista non si va da nessuna parte

ROBERTO RIVIELLO

Bipollarismo: non è un refuso, perché non si riferisce al ritorno del sistema bipolare dovuto alla netta vittoria del centrodestra guidato dalla Meloni e contemporaneamente al successo di sinistra-sinistra del Pd di Elly Schlein; bensì alla sconfitta clamorosa quanto prevedibile e autolesionista dei due sedicenti leader del defunto Terzo Polo, che più di qualcuno ha giustamente paragonato ai polli o capponi di manzoniana memoria. Per questo il “bipollarismo”, ovvero come si fa a distruggere un progetto politico promettente, mettendosi a litigare come due galli nel pollaio.

Verrebbe da dire: ben gli sta! Se non fosse che dietro quel 7% di voti gettati al macero ci sono qualche decina di migliaia di elettori italiani di fede liberaldemocratica, europeista e atlantista che avrebbero tutto il diritto di vedersi rappresentati nel prossimo Parlamento europeo, a maggior ragione in questa fase complicatissima della Storia con una guerra sul confine orientale e una minaccia concreta per la nostra libertà.

Parliamo del 7%, ma certamente con una lista davvero unitaria si sarebbe arrivati anche a un paio di punti percentuale in più. E invece in molti si sono sentiti delusi, se non traditi, dai due ex-terzopolisti, al punto che hanno preferito votare per i pochi riformisti del Pd se non astenersi dalle urne.

C’è anche da dire che l’unione di Italia Viva con Più Europa, che i sondaggi davano oltre il 4%, non è stata benedetta dalla sorte anche per certe scelte assai poco convincenti, come la candidatura del “pacifista” Gianfranco Librandi nella testa di lista a Nord-ovest e quella quantomeno discutibile di una nota militante pro cannabis libera nel Nord-est.

La verità è che, nonostante Matteo Renzi ed Emma Bonino abbiano provato alla fine a far decollare almeno una lista di scopo con Calenda, il rapporto con il leader di Azione era già arrivato al punto di non ritorno. E di questo chi si deve incolpare se non il maledetto egocentrismo dei due maschietti alfa?

La domanda ora non può che essere questa: c’è ancora spazio per una forza centrista e riformista nella fase in cui la destra e la sinistra si sono rafforzate? Si potrebbe malinconicamente rispondere parafrasando Nanni Moretti: con questi leader (centristi e riformisti) non vinceremo mai.

Fonte: SoloRiformisti