Quella di Joe Biden è stata una scelta “nobile”, che lo colloca a fianco di Benedetto XVI e Nelson Mandela. Ora il Presidente degli Stati Uniti ha sei mesi per compiere scelte coraggiose, libere dalle preoccupazioni della rielezione, che resteranno nel tempo. In Ucraina come in Medioriente.
Questo i giudizio che l’Osservatore NRomano dà dell’annuncio di Biden, che ieri ha fatto sapere di lasciare la corsa per la rielezione. “Rinunciare costa. E molto. Non bisogna necessariamente rivestire un posto di potere o un incarico di grande rilevanza”, scrive il vicedirettore dei media vaticani Alessandro Gisotti, esperto di cose americane.
In Vaticano è stato “sperimentato in modo eclatante l’11 febbraio del 2013 con la storica rinuncia al ministero petrino di Benedetto XVI” e oggi si ssiste alla stessa cosa “seppur in un ambito diverso”.
“La scelta ultima spettava all’inquilino della Casa Bianca ed è quindi da ascrivere a lui la personalissima e certo non facile decisione di non concorrere per altri quattro anni da presidente”, sottolinea Gisotti, “Una scelta nobile, che – come diversi osservatori hanno constatato – pone il bene del Paese al di sopra dei propri interessi personali. E questo al di là delle valutazioni politiche sulla sua presidenza che volge dunque al termine”. Nel 1999 “compì una scelta simile – e per certi aspetti anche più forte ed evocativa – Nelson Mandela che rinunciò a candidarsi per un secondo mandato presidenziale e si ritirò dalla vita pubblica. Aveva sconfitto l’apartheid, aveva avviato la riconciliazione del suo amato Sud Africa. Ora era tempo di lasciare agli altri la raccolta della semina che gli era costata 27 anni di carcere”.
Ad ogni modo, rileva ancora l’OSservatore Romano, “il tempo della politica può essere molto fecondo anche in periodi brevi: a Joe Biden restano ‘solo’ 6 mesi prima del passaggio di consegne il prossimo 20 gennaio del 2025. Non dovendo più assumere scelte esclusivamente in vista della campagna elettorale, c’è da augurarsi che il presidente statunitense dia vita a nuove iniziative coraggiose e creative per raggiungere quegli obiettivi che ne definiranno l’eredità nella storia, in particolare in politica estera, a partire dalla fine dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente”.(AGI)