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“Sapevo che non c’erano aviatori tra noi, né uomini né donne… così ho pensato che fosse mio dovere rischiare la mia vita per imparare a volare. Il cielo è l’unico luogo in cui non ci sono pregiudizi”.

Bessie Coleman, aviatrice statunitense, è stata la prima pilota nera e nativa americana.

Amava la velocità e le sfide. Ha attraversato gli Stati Uniti in moto da sola, abbattendo barriere razziali e di genere, una donna che ha rincorso i suoi desideri fregandosene delle convenzioni.

Nata col nome di Elisabeth Coleman a Atlanta in Texas, il 26 gennaio 1892, era la decima di 13 fratelli. I suoi genitori erano figli di schiavi che lavoravano nelle piantagioni di cotone. Suo padre aveva origini afroamericane e Cherokee, sua madre era nera. Da bambina frequentava la scuola per neri, ma nel periodo della raccolta del cotone, era costretta a andare nei campi.

Nel 1901, il padre George abbandonò la famiglia e sua moglie Susan, fece la domestica per crescere i figli da sola.

Completata la scuola, Bessie Coleman si iscrisse all’università, che dovette lasciare dopo il primo semestre, per mancanza di soldi.

Lavorando in un negozio di barbiere, si infervorò coi racconti dei piloti di guerra tornati a casa dal fronte. Decise che quello sarebbe stato il suo lavoro, ma non riusciva a trovare nessuna scuola di volo che accettasse una donna nera.

L’editore del Chicago Defender, Robert S. Abbott che frequentava il negozio in cui lavorava, sapendo della sua passione, le propose di andare a studiare all’estero e le procurò uno sponsor, Jesse Binga, il fondatore della prima banca afroamericana.

Nel novembre del 1920, Bessie Coleman lasciò l’America segregazionista per andare in Francia. Unica allieva nera, ottenne il brevetto di volo in sette mesi alla prestigiosa Société des Avions Caudron di Le Crotoy.

Il 15 giugno 1921, Bessie Coleman divenne la prima afroamericana a conseguire un brevetto aereo internazionale. Il suo ritorno negli Stati Uniti venne ampiamente pubblicizzato dalla stampa. Fu anche l’ospite d’onore al musical afroamericano “Shuffle Along” a Broadway dove le venne tributata una standing ovation.

Fece ritorno in Europa nel 1922, per un corso avanzato come pilota acrobatica. Ancora una volta negli Stati Uniti, nessuno era disposto a darle lezioni.

Brillante, brava, caparbia e capace, divenne, in breve tempo, una celebrità del volo acrobatico, veniva chiamata Queen Bess. Si esibiva dappertutto, i giornali la intervistavano, la gente la ammirava. All’inizio volava su aerei in prestito, poi riuscì a comprarsene uno tutto suo, un biplano che chiamò Jenny.

Folle, temeraria e sprezzante del pericolo, rischiò la vita in più occasioni pur di terminare le sue performance di volo. Nel 1923 a Santa Monica si schiantò, distrusse il velivolo e si fece tre mesi d’ospedale.

Senza più lavoro né un aereo, se ne tornò a Chicago. Conobbe il principe africano Kojo del Dahomey a cui raccontò il suo sogno di aprire una scuola di volo per persone nere. Strinse amicizia con la cantante Josephine Baker che, affascinata dai suoi racconti seguì le sue orme e, nel 1933, ottenne anch’ella la licenza di volo in Francia.

Si impegnò a promuovere l’aviazione combattendo i pregiudizi razziali. Parlava spesso in pubblico, soprattutto nelle scuole per persone afroamericane. Aprì un beauty shop per  ricomprarsi l’aereo.

Le venne offerto un ruolo nel film Shadow and Sunshine, che accettò per guadagnare i soldi per aprire la sua scuola di volo, in cui le persone nere, soprattutto le donne, non avrebbero dovuto affrontare le difficoltà che aveva fronteggiato lei.

Ma, quando si rese conto del personaggio che doveva interpretare, abbandonò il set, per non perpetuare i pregiudizi razziali di cui era stata vittima per tutta la vita.

Si rifiutava di esibirsi a eventi dove vigeva la segregazione con ingressi e posti a sedere separati o preclusi alla gente nera.

Non è mai riuscita a realizzare il sogno di aprire la sua scuola a causa di un brutto incidente aereo in cui ha perso la vita giovanissima.

Era il 30 aprile 1926, era stata invitata a partecipare a una manifestazione a Jacksonville. Il suo aereo non era sicuro, per arrivare sul posto era atterrato tre volte per problemi, ma Bessie Coleman decise di volare lo stesso. Non allacciò nemmeno la cintura di sicurezza perché il giorno dopo avrebbe dovuto lanciarsi con il paracadute e voleva sporgersi per esaminare il terreno. Dieci minuti dopo, il mezzo perse il controllo e precipitò.

Morì a 34 anni, facendo quello che amava, volare.

Al suo funerale arrivarono migliaia di persone. Per anni, nell’anniversario della sua morte, gli aviatori neri volavano sulla sua tomba lanciando dei fiori.

Il sindaco di Chicago dichiarò il 2 maggio il “Bessie Coleman Day” e le intitolò una strada accanto all’Aeroporto.

Nel 1995 è stato stampato un francobollo in suo onore.

Nel 2001 è stata inclusa nella National Women’s Hall of Fame.

Mae Jemison, la prima astronauta afroamericana, ha portato con sé una foto di Bessie Coleman nel suo primo volo spaziale.

 

Fonte: https://www.unadonnalgiorno.it/