di Silvio Giuseppe Mercati – Enciclopedia Italiana (1930)
Nato a Trebisonda probabilmente nel 1403 (secondo altri nel 1389 o 1395) in modesta condizione, fu affidato alle cure del metropolita Dositeo, dal quale dopo la sua abdicazione fu condotto a Costantinopoli, ove compì i primi studî tra il 1415 e il 1422, avendo per maestro Giorgio Crisococce e per condiscepolo Francesco Filelfo. Il 30 gennaio 1423 si fece monaco mutando il nome battesimale di Giovanni in quello di Bessarione (Βησαρίων): fu ordinato diacono nel 1426 e sacerdote nel 1431. Dopo breve dimora presso l’arcivescovo di Selimbria andò a Mistra per studiare filosofia e matematica nella scuola di Gemisto Pletone, che gli comunicò l’ammirazione per Platone e l’amore della bella forma (1431-36). Sin d’allora si rivelò abile diplomatico nell’appianare i dissensi fra l’imperatore Giovanni VIII Paleologo e il fratello, il despota Demetrio, e nelle trattative con Trebisonda per la difesa contro il comune pericolo turco. Nel 1436 fu nominato igumeno d’un monastero di Costantinopoli e nel 1437 arcivescovo di Nicea (di qui la denominazione di Niceno), allorché fu designato dall’imperatore, insieme con Marco Eugenico eletto arcivescovo di Efeso, ad oratore ufficiale dei teologi greci al concilio indetto a Ferrara per l’unione delle chiese latina e ortodossa. A Ferrara e a Firenze, dove si trasferì il concilio, il B. fece profonda impressione per la sua dirittura morale, per la vasta dottrina teologica e la temperata eloquenza. Si deve in gran parte a lui, nemico di ogni estremismo ed esclusivismo nella vita e nella scienza, se si giunse a sottoscrivere il decreto d’unione (6 luglio 1439), col solo rifiuto di Marco d’Efeso. Ritornato con la delegazione greca in Oriente, il B. continuava ad occuparsi dell’unione con l’opera e con lo studio, benché la corrente antiunionista diretta da Marco d’Efeso e dallo Scolario cominciasse a prevalere, designandolo all’odio del popolo come transfuga; quando nel concistoro del 18 dicembre 1439 da Eugenio IV fu promosso cardinale del titolo dei Ss. Apostoli insieme con un altro greco, Isidoro metropolita di Kiev.
Stabilitosi a Roma, intensificò lo studio del latino, nel quale tradusse, tra l’altro, la Metafisica di Aristotele e parecchie opere proprie, e riprese l’esame di questioni già dibattute nel concilio, in una serie di trattati, come sulla processione dello Spirito Santo e sulla formula della consacrazione. Nella curia romana il B. divenne uno dei cardinali più attivi ed influenti, come provano i diversi uffici che gli vennero affidati. Nicolò V, che aveva trasferito il B. alla sede episcopale di Sabina (5 marzo 1449) e poco dopo a quella di Tuscolo, lo mandò legato a latere a Bologna per ristabilirvi la pace dopo torbidi rivoluzionarî (26 febbraio 1450). Il B. riuscì a cattivarsi la fiducia della popolazione e a ridarle la quiete. Risollevò le sorti dell’università, restaurandone gli edifici, rivedendo gli statuti, chiamando famosi professori, ottenendo dal papa la conferma dei privilegi. Con la morte di Nicolò V cessò la sua legazione a Bologna. Nel conclave dal 4 all’8 aprile 1455, ove fu eletto Callisto III, il Bessarione per poco non fu proclamato papa. La sua casa ridivenne il ritrovo dei più illustri umanisti di Grecia e d’Italia (Andronico Callisto, Teodoro Gaza, Giorgio di Trebisonda, Manuele Crisolora, il Valla, il Poggio, il Biondo, il Platina), che trattava con affabilità e generosità. Vi si discuteva di letteratura e specialmente di filosofia platonica, tanto che si può parlare di “Accademia del Bessarione”. Qui fu il focolare di quell’entusiasmo per Platone che accese i più celebri uomini del Rinascimento. Il B. stesso contribuì alla conoscenza e diffusione delle opere e del pensiero platonico in Occidente con la sua geniale opera Contro il calunniatore di Platone. In origine pensata come risposta agli attacchi contro Platone dell’aristotelico Giorgio di Trebisonda, l’opera prese forma di un’ampia trattazione che rappresenta la somma delle cognizioni di allora sul fondatore dell’Accademia, che egli considerava alla luce del neoplatonismo e del cristianesimo. Qui il B. è all’apogeo dal lato artistico e scientifico. Il forte apporto della filosofia scolastica, che mancava in consimili lavori bizantini, assicurò all’opera un influsso duraturo sulla cerchia di persone cui era diretta. Come protettore dei monasteri basiliani in Italia, il B. lavorò infaticabilmente per il loro miglioramento spirituale e materiale, riformandone la regola, restaurando gli edifici, accrescendone le rendite, eccitando agli studî, fondando scuole, tra cui il ginnasio di Messina, chiamandovi ad insegnare greco il Lascaris.
Non per mania collezionista, ma per il desiderio di salvare il più possibile il patrimonio spirituale della grecità, venne raccogliendo, malgrado i mezzi limitati, una ricca biblioteca, che superava per il numero dei codici greci tutte le biblioteche d’allora. Nel 1468 col consenso di Paolo II la donò alla repubblica di Venezia l’intermediaria fra l’Oriente e l’Occidente, costituendovi il nucleo primitivo e più importante della biblioteca di S. Marco.
Fervido patriota, dopo la caduta di Costantinopoli (29 maggio 1453), il B. fu dominato sino alla sua morte dal pensiero della riconquista della capitale e del ristabilimento dell’impero bizantino mediante una crociata. La sua calda parola trovò viva eco presso i papi, specialmente presso Pio II, che volle mettersi a capo d’una crociata; ma non ebbe risonanza nel gran mondo. Invano si recò legato a Venezia, invano scrisse lettere e orazioni ai principi d’Italia per muoverli alla guerra contro i Turchi. Nella lunga sua legazione di Germania (1460-61) non ebbe che ripulsa su ripulsa. La morte di Pio II (15 agosto 1464) doveva poi segnare il tramonto della generosa impresa. Eppure E., malgrado l’età avanzata e gli acciacchi, si recò alla corte di Lodovico XI (1472), d’incarico di Sisto IV, per trattare, tra l’altro, della crociata contro i Turchi; ma anche questa volta gli toccò la più amara delusione. Ritornato in Italia, triste, scosso fisicamente e moralmente, morì consunto dalla febbre a Ravenna il 18 novembre 1472. Il suo corpo, trasportato a Roma fu deposto nel monumento da lui stesso preparatosi nel 1466 nella basilica dei Ss. Apostoli. Una lapide nella nicchia porta l’iscrizione: Magni Bessarionis cineres. Al Bessarione spetta un posto eminente nella storia della Chiesa come disinteressato fautore dell’unione della cristianità e fedele e intelligente ministro del capo della chiesa, e nella storia della civiltà come uno dei più benemeriti scopritori e trasmettitori del patrimonio spirituale dell’antichità.
Ediz.: Le opere del B. sono raccolte presso Migne, Patrol. Graeca, CLXI, coll. 137-746; tutte d’argomento teologico (Refutatio Marci Ephesini, 137-244; Apologia inscriptionum Vecci, 244-310; De processione Spiritus Sancti, 321-418; Encyclica ad Graecos, 449-494, scritta dopo la sua elezione a patriarca di Costantinopoli nel 1463; De sacramento eucharistiae, 493-526; Oratio dogmatica pro unione, 543-614), eccetto la monodia in morte di Manuele Paleologo (615-620, in versione latina), i giambi in morte di Teodora Augusta (621-622), le orazioni contro i Turchi (641-676) e le epistole (675-746). Edizione principe di In Calumniatorem Platonis l. IV, Roma, Schweynhaym et Pannartz, senza anno (ma 1469) con De natura et arte adversus eundem Trapezuntium come quinto libro. Le ristampe aldine di Venezia 1503 e 1516 aggiungono anche Metaphsicorum Aristotelis XIIII librorum tralatio, Theophrasti Metaphysicorun lib. I index. Però l’originale greco è stato pubblicato soltanto nel 1927 dal Mohler accanto alla versione latina (v. bibl.). L”Εγλώμιον εἰς Τραπεζοῦντα edito da Sp. Lambros, Atene 1916. Molte altre opere del B. si conservano inedite nei codici (da ricordare gli autografi Marc. gr. 533, raccolta di scritti giovanili, il Marc. gr. 527, raccolta di opere dogmatiche, il Marc. gr. 14, dove sono notizie autografe sulla sua vita). Il Mohler pubblicherà un volume di inedita.
Bibl.: A. Bandini, De Bessarionis vita rebus gestis scriptis commentarius, Roma 1777; Migne, loc. cit., coll. I-CII; H. Vast, Le Cardinal Bessarion, Parigi 1878; R. Rocholl, Bessarion, Lipsia 1904; L. Mohler, Kardinal Bessarion als Theologe Humanist und Staatsmann. I: Darstellung (Paderborn 1923); II: Bessarionis in Calumniatorem Platonis libra IV (ivi 1927); in Quellen und Forschungen der Goerres-Gesellschaft, XX e XXII; J. W. Taylor, Bessarion the mediator, Transactions and proceedings of the American Philological Assocition, LV (1924), pp. 120-127.