La Bce non ferma il ciclo rialzista per contrastare l’inflazione. Il Consiglio direttivo di oggi ha aumentato per la decima volta consecutiva i tassi di riferimento di 25 punti. Ma già a settembre potrebbe arrivare una pausa. In particolare il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali passa al 4,50%, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,75% e quello sui depositi al 4,00%. Per quest’ultimo si tratta di un livello mai visto dal lancio dell’euro nel 1999. Una decisione presa, assicura il presidente Christine Lagarde, da “una solida maggioranza” anche se alcuni governatori “avrebbero preferito una pausa”.
E non è sicuro che l’azione della Bce si fermi qui, sebbene ora il focus si sposti più sulla durata della stretta che sul livello del costo del denaro. “Non è detto che i tassi abbiano raggiunto il picco”, sottolinea Lagarde che assicura: “Continueremo con approccio ‘data-dependent'”. L’unica cosa certa è che la Banca centrale europea ha un unico obiettivo “la stabilità dei prezzi” e vuole soddisfarlo “tempestivamente”.
“Con la decisione di oggi”, osserva Lagarde, “i tassi hanno raggiunto un livello tale da poter dare un sostanziale contributo, se mantenuti abbastanza a lungo su questo livello, al ritorno dell’inflazione all’obiettivo” del 2%. Tuttavia, aggiunge, “non è detto che abbiamo raggiunto il picco. Il focus si sposta più sulla durata della stretta, ma ogni volta condurremo la nostra valutazione sulla base dei dati, delle analisi e delle proiezioni del nostro staff”.
“Non abbiamo discusso del tempo, siamo dipendenti dai dati. Dobbiamo testare la nostra valutazione di oggi in base alle stime future”, dice ancora. A chi chiedeva se quello di oggi possa essere considerato l’ultimo rialzo dei tassi o lasci aperta una porta a nuovi ritocchi risponde: “Una porta deve essere aperta o chiusa, ma questo è teatro”, citando un’opera di Alfred de Musset.
D’altronde le prospettive non sono così chiare: “L’economia dell’Eurozona resterà probabilmente debole nei prossimi mesi. I segnali del terzo trimestre indicano un trimestre debole e i rischi per la crescita sono orientati al ribasso”, spiega la numero uno della Bce. Inoltre, aggiunge, la ripresa attesa per la seconda metà del 2023 è ora spostata al 2024 per effetto dell’impatto prolungato della prima metà dell’anno. “La dinamica del credito si è ulteriormente indebolita”, prosegue, mentre “il mercato del lavoro dell’Eurozona resta resiliente, nonostante la debolezza dell’economia”.
Gli esperti della Bce hanno rivisto “significativamente al ribasso” le proiezioni per la crescita economica, che si porterebbe nell’area dell’euro allo 0,7% nel 2023, all’1,0% nel 2024 e all’1,5% nel 2025. “I passati incrementi dei tassi di interesse decisi dal Consiglio direttivo”, si legge nella nota diffusa dopo le decisioni, “continuano a trasmettersi con vigore. Le condizioni di finanziamento si sono inasprite ulteriormente e frenano in misura crescente la domanda, che rappresenta un fattore importante per riportare l’inflazione all’obiettivo”. “L’inflazione – conclude Lagarde – continua a diminuire, ma ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”. (AGI)