La normativa sulle concessioni balneari continua a far discutere maggioranza e opposizioni. I rilievi formulati dal Quirinale nei giorni scorsi sul passaggio del Ddl Concorrenza dedicato alla proroga delle concessioni per il commercio ambulante, con annesso rimando anche alla questione dei balneari, hanno riaperto la questione. Entro il 16 gennaio intanto il governo dovrà fornire delle risposte alle osservazioni della Ue sempre in materia di uso degli arenili, con la Commissione che potrebbe deferire l’Italia alla Corte di Giustizia europea con il rischio di relative sanzioni.
Interpellata al riguardo durante la conferenza di inizio anno, la premier Giorgia Meloni ha specificato: “Ora l’obiettivo è una norma di riordino che consenta di intervenire sull’attuale giungla, in un confronto con la Commissione europea e con gli operatori, per evitare l’infrazione e dare certezza della norma”. Nel contempo Meloni ha rivendicato: “Un lavoro mai fatto prima di mappatura per verificare il principio della scarsità del bene, richiesto per applicare la direttiva Bolkestein”.
Il governo la scorsa estate ha avviato un tavolo di lavoro per la mappatura delle spiagge per comprendere in che percentuale siano adibite a stabilimenti, attività ricreative e ristorazione. Perché la direttiva comunitaria del 2006 prevede che “l’autorizzazione rilasciata al prestatore non ha durata limitata”, a eccezione di alcune fattispecie. E i bandi vadano fatti qualora: “Il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali”.
Al momento sarebbe utilizzato in concessione poco più del 30% delle coste. Il risultato della mappatura, auspicano i balneari, potrebbe essere lo strumento per mostrare alla Ue che non c’è scarsità di risorse e quindi le spiagge non vadano messe a bando. Altre voci invece parlano di possibile aumento del numero di spiagge in concessione, includendo anche gli arenili al momento lasciati liberi, con procedure che potrebbero riguardare anche quelle attualmente già affidate.
I numeri del settore, frammentari, appaiono essi stessi una parte del problema. Come risultato di diversi studi elaborati negli ultimi anni si parla di concessioni per quasi 6.600 stabilimenti che frutterebbero circa 130 milioni di euro annui di canoni di utilizzo a fronte di un fatturato medio di 260 mila euro.
“Le concessioni non sono scadute, scadranno il 31 dicembre 2024 con possibilità per gli enti concedenti di prorogarle di un anno in caso di impossibilità oggettiva. La Corte di Giustizia europea si è già espressa chiedendo all’Italia di eseguire la mappatura. Il tavolo tecnico deve ultimare l’acquisizione dei dati relativi a laghi e fiumi”, spiega all’AGI Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari. “Quello del canone è un falso problema – aggiunge – gli attuali concessionari pagano esattamente quello che gli viene richiesto, che tiene conto del fatto che sono l’unica categoria di conduttori di immobili che paga l’IMU al posto del proprietario, ovvero lo Stato”.
Nel frattempo però ad alimentare le polemiche è arrivata anche la decisione del Mit di ridurre del 4,5% il canone 2024. “Deriva dall’automatico adeguamento all’inflazione di qualsiasi contratto di locazione mentre veniamo dall’anno precedente dove l’aumento è stato del + 25%”, specifica Licordari. Mentre il Sib, aderente a Fipe-Confcommercio, ricorda che la modifica “è dovuta alle variazioni dell’indice Istat”.
“Non vorremmo che il governo, per aggirare la direttiva Bolkestein, decida di aumentare le concessioni oggi esistenti e mettere a bando quelle che oggi sono considerate spiagge libere”, incalza Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro, coordinatore dei sindaci Pd. Mentre per il capogruppo di Forza Italia in Senato Maurizio Gasparri e il vice presidente dei deputati azzurri Deborah Bergamini: “La mappatura va completata calcolando le realtà fluviali e lacustri. Si continua a fare confusione tra il costo delle concessioni, che certamente va riesaminato (soprattutto da parte di amministratori locali), e il fatturato delle aziende”.
Nelle prossime settimane il governo è chiamato a mettere mano al dossier. La maggioranza contiene voci vicine alle ragioni dei balneari, altre propense al dialogo con la Ue e poi posizioni come l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti che ha bollato la direttiva Bolkestein come “superata dalla storia”. (AGI)
MAN