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Autonomia: raccolta firme, opposizioni in campo (senza Azione)

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Parte la mobilitazione dei leader delle forze di opposizione a sostegno della raccolta firme per il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata. Dal Pd al Movimento 5 stelle, da Alleanza Verdi e sinistra fino a Più Europa e Italia viva, è largo lo schieramento che sostiene la consultazione popolare. Unica eccezione il partito di Carlo Calenda: Azione, infatti, non partecipa alla mobilitazione, pur non condividendo la riforma voluta dalla Lega. “L’Italia non si spacca. A scendere direttamente in campo sono i leader: “Dobbiamo fermare questa riforma che opera una secessione voluta dal governo Meloni. Non possiamo consentire che soffrano ancora di più sanità, istruzione, trasporti e infrastrutture”, afferma Giuseppe Conte, che ha indossato i panni del volontario raccogliendo le firme ai banchetti organizzati a Civitavecchia. “L’Autonomia differenziata fatta dal governo Meloni spacca in due il Paese, aumenta le disuguaglianze che Sud e aree interne hanno già pagato troppo, ma è una riforma insensata anche per il Nord”, scendisce Elly Schlein, che ha scelto la città di Perugia per avviare la campagna. “Autonomia differenziata vuol dire limitare l’accesso alla salute, alla sanità pubblica, al trasporto pubblico locale, alla scuola pubblica, alle cittadine e ai cittadini a seconda di dove nascono”, aggiunge la leader dem. “Oggi inizia la raccolta firme per il referendum contro lo spacca-Italia, contro coloro i quali vogliono fare a brandelli l’unità di questo Paese, mi riferisco al mercimonio di Salvini e Meloni, l’Autonomia in cambio del premierato. Noi vogliamo difendere la sanità pubblica, l’istruzione, vogliamo impedire che ci siano differenze economiche e sociali tra nord e Sud”, sostiene Angelo Bonelli, inaugurando la campagna “Ricuciamo l’Italia”. Assieme al portavoce di Europa verde è presente all’iniziativa a Roma anche Nicola Fratoianni, secondo il quale l’Autonomia è “una controriforma che non danneggerà soltanto il Sud aumentando in modo indecente le diseguaglianze, che già stanno segnando pesantemente la vita di milioni di famiglie, dal caos della sanità alle difficoltà della scuola pubblica”. Invita a porre “una firma per dire no all’Autonomia differenziata, una riforma che spacca in due il Paese” Maria Elena Boschi, intervenendo al banchetto per la raccolta di firme organizzato da Iv. “Questa Autonomia – sottolinea – crea ingiustizie, smantella la sanità pubblica e l’istruzione, e soprattutto complica la vita a cittadini e imprese con un incremento della burocrazia, frenando lo sviluppo e creando un Paese più ingiusto”. Più Europa “è con le altre forze di opposizione per impedire a una legge sbagliata di creare danni nel nostro paese: danni ai cittadini, perché avremo servizi peggiori; danni ai conti pubblici perché questa è una riforma che rischia di creare un enorme buco su un bilancio che già è gravato da un debito pubblico fuori misura; danni per le imprese, che si troverebbero in molti casi normative differenti in 20 regioni-stato differenti”, spiega il segretario Riccardo Magi che, dal palco dell’assemblea nazionale del partito, annuncia: “Tra poche ore, così mi dicono da Palazzo Chigi a meno di una smentita, andrà in Gazzetta il Dpcm già firmato nella giornata di ieri o dell’altro ieri che ufficialmente dà avvio alla piattaforma gratuita per la raccolta digitale delle firme sui referendum”. Magi rivendica la battaglia condotta da Più Europa nella scorsa legislatura, “è una nostra conquista”. Il governo, però, tira dritto. Anzi, il leader leghista e vicepremier Matteo Salvini rilancia: bisogna “passare dalle parole ai fatti e ottenere le materie che non hanno bisogno dei Lep, ma solo di determinare il fabbisogno di costo, e che quindi possono essere subito devolute grazie a un’intesa con il governo”.
Sullo sfondo della campagna referendaria i dubbi sul raggiungimento del quorum (obiettivo impossibile ad esempio per Calenda) ma anche il tema del cosiddetto campo largo, dopo le prime aperture registrate in casa Iv. Insiste sulla volontà di essere “testardamente unitari” la segretaria del Pd. E “lo siamo ancora di più dopo il buon risultato che abbiamo visto alle amministrative e alle europee”, “quando si mette avanti un progetto condiviso su priorità concrete sono convinta che tra le forze che vogliono costruire l’alternativa alla destra si possa realizzare un’ampia convergenza”, osserva. Ma Calenda prende nuovamente le distanze e, su X, lancia l’affondo: va bene ricercare il compromesso, osserva, ma “il punto è il compromesso per fare cosa. Se, come accade nel cosiddetto ‘campo largo’, non c’è accordo su nulla, a partire dal posizionamento internazionale, allora è solo un accordo di autoconservazione. Lo comprendo, semplicemente non produrrà nulla per l’Italia”. (AGI)
SER