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Aterosclerosi subclinica predice rischio mortalità generale

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L’aterosclerosi e la sua progressione, che si manifestano con la crescita di placche sulla parete arteriosa e provocano l’indurimento e il restringimento dei vasi, sono indipendentemente associate al rischio di morte per qualsiasi causa. A questa allarmante conclusione giunge uno studio, pubblicato sul ‘Journal of the American College of Cardiology (JACC’), condotto dagli scienziati del Mount Sinaí Fuster Heart Hospital di New York in collaborazione con il Centro Nacional de Investigaciones Cardiovasculares (CNIC) di Madrid.
Il team, guidato da Valentín Fuster e Ana García Álvarez, ha coinvolto 5.716 adulti asintomatici con un’età media di 69 anni, che hanno partecipato al progetto BioImage. L’aterosclerosi, spiegano gli esperti, è una condizione in cui i lipidi e altre sostanze formano delle placche sulla parete arteriosa, causando l’indurimento e il restringimento dei vasi e aumentando il rischio di gravi patologie cardiovascolari. Nell’ambito dell’indagine, i volontari sono stati esaminati tra il 2008 e il 2009 per valutare i fattori implicati nella progressione dell’aterosclerosi.“La lunga fase asintomatica della malattia”, spiega Fuster, “presenta una finestra di opportunità che non è stata sfruttata nella popolazione più giovane. Il carico di placche aterosclerotiche nelle arterie carotidi è stato misurato con ultrasuoni vascolari, che consentono una visualizzazione dettagliata dell’interno dei vasi sanguigni, e la calcificazione delle arterie coronarie è stata valutata tramite tomografia computerizzata”.
“La placca carotidea – aggiunge Álvarez – è un accumulo di colesterolo, calcio e altre sostanze circolanti che si depositano nella parete dei vasi sanguigni. La formazione di queste placche può restringere o bloccare le arterie carotidi, riducendo il flusso di sangue al cervello e aumentando il rischio di un incidente cerebrovascolare o di un ictus”.
Un sottoinsieme di 732 partecipanti allo studio è stato sottoposto a una seconda ecografia vascolare oltre otto anni dopo l’esame iniziale. Questo approfondimento ha permesso agli scienziati di determinare il tasso di mortalità per qualunque causa. Nel corso dei 12,4 anni di follow-up, 901 partecipanti sono deceduti. Il carico di placca carotidea e la calcificazione dell’arteria coronaria misurati all’inizio dello studio sono stati entrambi associati a morte per qualsiasi causa.
“Questo lavoro”, conclude Borja Ibáñez, altra firma dell’articolo, “dimostra che la diagnosi precoce dell’aterosclerosi subclinica e il monitoraggio della sua progressione possono migliorare la previsione e la prevenzione della morte per qualsiasi causa, offrendo uno strumento prezioso per la pratica clinica”. (AGI)