Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)
Potrebbe essere una scoperta storica, se suffragata da definitive conferme di carattere scientifico, quella che ha visto protagonisti l’Università di Cardiff e il gruppo di astronomi coordinato da Jane Greaves. I ricercatori, infatti, hanno individuato tracce di fosfina nell’atmosfera di Venere. Si tratta di un gas, detto anche fosfuro di idrogeno, che sulla Terra viene prodotto industrialmente o da microrganismi in ambienti privi di ossigeno.
I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Nature Astronomy, hanno ovviamente suscitato l’immediata attenzione della comunità scientifica. La concentrazione della fosfina nell’atmosfera venusiana è relativamente bassa (circa venti molecole per ogni miliardo), ma ciò non impedisce di ipotizzare l’esistenza di forme di vita sul pianeta, anzi. Le ricerche condotte dagli astronomi hanno, infatti, escluso che la presenza del gas sia stata determinata da fenomeni di origine naturale: l’azione della luce solare, dei vulcani e dei fulmini sui minerali non produce abbastanza fosfina. Basti pensare che, le sorgenti sopra elencate, producono, al massimo, una quantità di fosfuro di idrogeno diecimila volte inferirore rispetto a quella vista dai telescopi.
Logico dedurre, dunque, che l’origine sia biologica… Certo, potrebbe anche trattarsi di un fenomeno naturale ancora sconosciuto, ma gli scienziati tendono a scartare questa ipotesi. Adesso, ovviamente, l’attività di studio va avanti, ma questo primo passo ha certamente un grande valore. Fino ad oggi, d’altra parte, Venere era ritenuto un pianeta ostile alla vita. Un assunto che sarebbe, quindi, smentito, tenendo comunque in considerazione che le tracce di fosfina sono state individuate nella parte superiore delle nubi, cioè in un area dove ci sarebbero condizioni più favorevoli.
Il valore di questa scoperta è stato così spiegato da John Robert Brucato, esobiologo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf): “La fosfina ha una sua valenza nella ricerca della vita nello spazio: potrebbe, infatti, essere l’impronta digitale della presenza di qualche microrganismo che in atmosfera venusiana produce la fosfina come scarto. Nell’atmosfera terrestre – aggiunge lo studioso dell’Inaf – la fosfina è tutta prodotta da microrganismi che utilizzano i minerali fosfati, attraverso processi di ossidoriduzione. Questa molecola su Venere dovrebbe degradarsi e sparire velocemente a causa delle condizioni estreme presenti sul pianeta, come una pressione atmosferica molto alta e temperature di oltre 450 gradi in prossimità del suolo. Il fatto di averla trovata suggerisce, quindi, che ci possa essere una produzione continua di fosfina”.
Prossimo passo per gli astronomi scoprire l’orgine di questa molecola: “Potrebbe venire da microrganismi o da processi abiotici, cioè di tipo geologico o geofisico, conclude Brancato, ma ad oggi non si conoscono processi abiotici da cui potrebbe originarsi la fosfina, per questo la scoperta è interessante. È un po’ un campanello d’allarme, che può suggerire la presenza di qualche forma di vita nell’atmosfera venusiana, dove la temperatura è sensibilmente minore rispetto al suolo”.
La scoperta ed i risultati del conseguente studio, lo abbiamo detto, promettono di avere una portata storica. Vedremo, quindi, quali saranno i successivi sviluppi e se la realtà potrà superare i fantasiosi scenari di racconti e film di fantascienza. Intanto vi lasciamo con il video pubblicato dall’Osservatorio Europeo Astrale che, attraverso una suggestiva animazione, ci porta direttamente su Venere.