“Se l’estradizione venisse confermata, Assange potrebbe ancora fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Al ritmo di lumaca attualmente imposto dalla magistratura britannica, tutti questi passaggi procedurali e ricorsi potrebbero richiedere diversi anni, senza contare la durata dei successivi procedimenti presso la Espionage Court e dei relativi ricorsi legali negli Stati Uniti”. Una flebile speranza, nel caso in cui l’Alta corte britannica concedesse domani l’estradizione di Julian Assange negli Usa, ancora ci sarebbe per evitare al fondatore di WikiLeaks di finire in carcere negli Stati Uniti dove rischia una condanna a 175 anni di prigione. E’ quanto si legge nel libro scritto da Nils Melzer con Oliver Kobold, relatore speciale per la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti negli anni tra il 2016 e il 2022, ‘Il processo a Julian Assange storia di una persecuzione’ (Fazi Editore, pagg.468 – Euro 20).
Come ricorda l’alto funzionario Onu, professore di Diritto internazionale all’Università di Glasgow e all’Accademia di diritto internazionale umanitario e di diritti umani di Ginevra, gli Stati Uniti hanno fornito al Regno Unito una sorta di “pacchetto di garanzie” su quali saranno le condizioni di detenzione Julian Assange. In particolare, si legge nel testo, “gli Stati Uniti hanno garantito che Assange non sarebbe stato sottoposto a SAM (Special Administrative Measures, Misure amministrative speciali) né sarebbe stato imprigionato nella famigerata struttura di massima sicurezza ADX di Florence, nel Colorado, a meno che non avesse fatto qualcosa, dopo la presentazione di queste garanzie, che giustificasse tali misure o condizione”.
Oltre a questo, dagli Stati Uniti è arrivata anche la garanzia che il fondatore di WikiLeaks riceverebbe “qualsiasi trattamento medico e psicologico raccomandato da un medico curante qualificato, impiegato o assunto dal carcere in cui è detenuto” e, soprattutto, che “ad Assange sarebbe stato concesso di scontare nella sua nativa Australia qualsiasi pena detentiva inflittagli dagli Stati Uniti”. Garanzie che l’alto funzionario Onu ritiene “accettabili sulla carta, ma nella pratica si rivelano completamente diversi. Anche se il governo statunitense può avere escluso l’applicazione delle SAM ad Assange, così come la sua detenzione in un particolare istituto – aggiunge – quella garanzia rimane estremamente limitata e può essere aggirata senza troppe difficoltà. In effetti, ogni giorno negli Stati Uniti, circa 80.000 prigionieri sono tenuti in cella d’isolamento”, commenta.
Nel suo libro, pubblicato nel 2021 in Germania e stampato nel 2023 in Italia, si appella al Joe Biden nella speranza che abbia “la saggezza, l’integrità e il coraggio di porre fine alla persecuzione di Assange. Perché queste tre qualità – sottolinea Melzer – sono quelle che fanno grande uno statista, quelle che solo pochi hanno la forza di onorare quando è più importante farlo e senza le quali non si può risolvere nessuna delle grandi sfide globali del nostro tempo”. (AGI)
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