Artista, critico, promotore instancabile e vulcanico, etnografo, uomo politico, ecologista, difensore civico, polemista: Francesco Carbone (1923-1999) viene commemorato nel centenario della nascita alla Real Casina di Ficuzza, vicino la sua Godrano, per iniziativa della Galleria 71 di Palermo e dell’associazione “Istituzione Carbone”, nata dopo la sua scomparsa allo scopo di ricordare la multiforme figura di intellettuale e artista. La mostra, “Carbone 100”, si articola in quattro sezioni distinte. La prima comprende sei opere di Carbone, tutte del 1963, tranne una di sei anni dopo, connotate da uno stile fortemente astrattista e composte su tela con una tecnica mista che va dall’applicazione al collage: riguardano temi di sentita attualità perlopiù rivolti, agli inizi del boom economico, al progresso industriale, alla vita in fabbrica, alla comunicazione. La pittura è spontanea, fatta di accesi toni cromatici e stese campiture disorganiche che prediligono la resa informe e materica. Appaiono già le prime raffigurazioni verbali che svolgono una funzione solo didascalica, mentre alla fine degli anni Settanta, soprattutto nel 1979, ma anche lungo il successivo decennio, assumono un ruolo costitutivo in quelle che Carbone chiama “Scritture verbali”, formazioni di parole che restituiscono composizioni grafiche di senso concettuale, talvolta arricchite di figure morfologiche come la Rocca Busambra ma in massima parte risolte in contorte scritte a penna che si integrano con reti di segni e simboli dove non mancano anche applicazioni ed elementi solo esornativi.
In questo genere, insieme con Michele Lambo e Salvatore Salamone, Carbone si rivelò un fervente sostenitore dell’esercizio diglossico che fonde due linguaggi diversi quali scrittura e immagine. In tale chiave alla seconda sezione si aggiunge un’opera del 1989, chiamata “Scrittura rurale” che, creata con materiali vari, si costituisce come un’installazione che rivela l’interesse di Carbone per il campo battezzato da lui stesso “antropologico”. “Si tratta – dice all’AGI Vincenzo Viscardi, presidente di Istituzione Carbone – di un’opera suggerita dall’uso che si faceva della ferula nel misurare la quantità di latte scambiato: la ferula veniva sezionata in due parti che costituivano le ricevute dell’affare concluso”.
Le grandi installazioni appartengono agli anni Novanta e hanno un carattere dichiaratamente etnografico perché parte del Museo interdisciplinare fondato da Carbone e chiamato “Godranopoli”, una cittadella della cultura molto cara all’artista ma che venne chiusa poco tempo dopo la sua morte e divenuta oggi oggetto di una lunghissima controversia con gli eredi per la sua gestione, sebbene sia rimasto ben poco del vasto patrimonio che vantava. La terza sezione è quella formata dalle opere di diciannove artisti siciliani e continentali, molti già conoscenti di Carbone, dedicate alla sua figura. Significativa ed eloquente la tela della palermitana Antonella Affronti, “L’artista acclamato”, dove un uomo di spalle riceve su un palco le felicitazioni di una folla in festa in una città surreale minacciata da un incendio che avanza dal fondo. Alessandro Bronzini, palermitano anch’egli, tratteggia Carbone inserendolo snella sua Godranopoli sullo sfondo della Rocca Busambra. Così anche Elio Corrao, artista del capoluogo, accoglie la montagna e un Carbone rivolto a un gruppo di contadini, richiamando quindi il suo impegno sociale a favore del territorio. Ancora la palermitana Maria Pia Lo Verso evoca, entro una rapsodia che rispolvera le “Scritture visuali”, un’iniziativa di cui nel 1972 si fece artefice Carbone, “Lago ribaltato”: con l’aiuto dei contadini l’agitatore dispiegò lunghi teli di plastica attorno al lago di Godrano per denunciarne il cattivo utilizzo.