AGI – I carabinieri del Ros, impegnati nell’operazione ‘Bialystock’, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, richiesta dalla procura di Roma ed emessa dal gip del tribunale, nei confronti di sette militanti anarco-insurrezionalisti ritenuti responsabili di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione e porto di materiale esplosivo, istigazione a commettere delitti contro la personalità dello Stato oltre che incendio e danneggiamenti aggravati dalla finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico. Il provvedimento nasce dalle indagini avviate dopo l’attentato esplosivo alla Stazione Carabinieri di Roma San Giovanni del 7 dicembre 2017.
L’attentato era stato rivendicato dalla sigla terroristica “Cellula Santiago Maldonado – Federazione Anarchica Informale-Fronte Rivoluzionario Internazionale”. L’ordigno artigianale, nascosto all’interno di un termos di metallo e contenente 1,6 kg di esplosivo, aveva provocato ingenti danni all’ingresso della caserma e per poco non aveva investito con la sua esplosione una passante, elemento che – secondo gli investigatori – “conferiva all’attentato una estrema pericolosità derivante dall’accettazione del rischio di colpire vittime collaterali”.
Cinque delle persone finite in carcere sono accusate di aver costituito una cellula eversiva di matrice anarchica insurrezionale, con base presso il centro sociale “Bencivenga Occupato” di Roma, intorno al quale gravitavano. In manette, Claudio Zaccone, 33enne messinese, Roberto Cropo, 34enne torinese, Flavia Di Giannatonio, 39enne romana, Nico Aurigemma, 30enne romano, e Francesca Cerrone, 31enne trentina. “Si tratta – spiegano i militari – di un nuovo gruppo d’azione, che aveva elaborato e portato a compimento un programma eversivo cristallizzato in un documento clandestino dal titolo ‘Dire e sedirè, destinato ai compagni affini per ideologia, con cui portare avanti una ‘conflittualità viva e accesà”.
Il gruppo – secondo quanto ricostruito dagli investigatori – mirava a “riorganizzare il movimento anarchico superando ‘ogni localismo’, per avviare una nuova fase dell’insurrezionalismo, che avvicinasse i diversi gruppi, così da colpire l’organizzazione democratica e costituzionalmente organizzata dello Stato”. Nel progetto, gli arrestati volevano anche sostenere, con atti di terrorismo, gli imputati nel processo “Panico”, conclusosi a Firenze nel luglio 2019 con pesanti condanne nei confronti degli imputati, accusati, tra l’altro, dell’attentato alla libreria “Il Bargello” (area CasaPound Italia) di Firenze, compiuto il primo gennaio 2017. Tra gli imputati del processo, grande attivismo solidale era rivolto al detenuto Pierloreto Fallanca, oggi destinatario della misura degli arresti domiciliari.
Da La Spezia a Roma, passando per Firenze e Teramo, sono numerosi gli atti terroristici addebitati dai carabinieri del Ros alla cellula anarco insurrezionalista, atti per lo piu’ “finalizzati a portare solidarietà agli anarchici coinvolti a Firenze nel processo ‘Panico’“. Manifestazioni di protesta, danneggiamenti, incendi e diffusione di documenti istigatori, “reati inseriti in una specifica strategia di lotta all’esterno del carcere, combinata con l’azione intramuraria dell’allora detenuto Pierloreto Fallanca, 33enne teramano, oggi destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari, con lo scopo di costringere l’amministrazione penitenziaria a trasferire lo stesso Fallanca dal carcere di La Spezia, risultato effettivamente ottenuto nel mese di marzo 2019 quando venne spostato a Viterbo”.
Fallanca è oggi sottoposto ad un ulteriore processo con l’accusa di aver aggredito, nel novembre 2018, dei poliziotti penitenziari durante una traduzione, atto individuato come “strumentale a creare l’incompatibilità carceraria e stimolare il trasferimento”. Ai domiciliari anche Daniele Cortelli, ritenuto responsabile del triplice attentato incendiario avvenuto a Roma, il 28 febbraio 2019, ai danni di autovetture car sharing “ENI-Enjoy”, gesto rivendicato poi nel web in “solidarietà a tutti gli anarchici detenuti” e nell’ambito dell’avversione all’Eni, accusata di devastazione della Terra, in quanto “uccide e inquina in Italia e all’estero.”
Altri attentati sono stati compiuti, sempre a Roma, ai danni di veicoli “Enjoy”: il 1 dicembre 2017, in viale Jonio, quattro vetture Eni sono state date alle fiamme, sempre con della diavolina posizionata sui pneumatici; il 14 febbraio 2019, altre due vetture sono state bruciate tra via Casilina e il Pigneto; il 28 marzo 2019, ignoti hanno incendiato con lo stesso modus operandi tre vetture nel quartiere Prati Fiscali.
Vedi: Arrestati a Roma 7 anarco-insurrezionalisti
Fonte: cronaca agi