Due organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno puntato il dito oggi contro quella che hanno definito una “frenesia nelle esecuzioni” in Arabia Saudita. Secondo il bilancio redatto dall’Afp sulla base di dati ufficiali, almeno 388 condannati a morte sono stati giustiziati nel 2024. Si tratta di una cifra “senza precedenti”, hanno sottolineato in una nota congiunta l’Ong britannica Reprieve e l’Organizzazione Saudita Europea per i Diritti Umani Esohr.
“Questa frenesia nelle esecuzioni svela la realtà dell’Arabia Saudita di Mohammed bin Salman”, ha sottolineato Jeed Basyouni, direttore Medio Oriente di Reprieve. Dall’ascesa del principe ereditario, nel 2015, le esecuzioni sono state almeno 1000, si legge in un rapporto delle due organizzazioni. “I partner internazionali e commerciali dell’Arabia Saudita non possono far finta di non sapere”, ha ammonito Basyouni.
Secondo Amnesty International, che tiene il conto dal 1990, il record precedente era stato di 196 esecuzioni nel 2022.Nel 2023, il numero delle esecuzioni – 170 – aveva superato quelli di Cina e Iran.
A finire nel braccio della morte sono spesso condannati per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti: nel 2024, sono state 117 le persone giustiziate, alcune per il solo possesso di hashish. “Chiunque dissenta dalle posizioni del principe ereditario è ormai a rischio di morte, così come chi fuma hashish”, ha affermato Taha al-Hajji, direttore del dipartimento legare di Esohr.
“A che numero dovranno arrivare le esecuzioni prima dei Mondiali di calcio del 2034 per essere giudicate eccessive?”, ha chiesto Basyouni, “al ritmo attuale saranno più di 3.000”. (AGI)