AGI – “Sullo stato delle cose è calata una causa prepotente di ulteriore disservizio: la pandemia” che ha rappresentato un “inedito stress test”. Lo ha detto il procuratore generale presso la corte d’appello di Roma, Antonio Mura, nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. E la neo procuratrice generale di Milano Francesca Nanni durante il suo intervento ha parlato di “quasi paralisi” dell’attività giudiziaria “dovuta alla pandemia”.
Gli effetti della pandemia si registrano soprattutto nell’attività del tribunale penale di Roma: crollo delle sentenze e aumento delle pendenze. Lo ha messo in risalto, nella sua relazione, il presidente della Corte d’Appello Giuseppe Meliadò che ha segnalato “il marcato aumento delle pendenze presso il tribunale penale di Roma, dove le pendenze hanno visto un incremento del 16,41% e del 7,91% rispettivamente nel ruolo monocratico e collegiale, e le sentenze pronunciate una diminuzione rispettivamente del 40% e del 32%”.
“Numeri che – ha spiegato Meliadò – trovano la loro ragione nella sospensione della trattazione dei processi penali ordinari sino all’11 maggio e poi nella rallentata ripresa dell’attività giurisdizionale, in relazione alla scarsa compatibilità fra le regole di distanziamento e le condizioni logistiche degli uffici del Tribunale penale di Roma”.
A Milano, ha detto Nanni, confrontando il 2020 “con l’anno precedente nel periodo aprile-giugno”, emergono “dati impressionanti: le udienze penali in Corte d’Appello diminuiscono del 73%, quelle davanti alla sezione minori del 33%, le udienze civili sempre in Corte d’Appello del 70″. Ad aumentare sono solo “le udienze davanti al Tribunale di Sorveglianza” con un “+14%”. E’ “difficile capire”, ha aggiunto Nanni, “quanto tempo sarà necessario per ritornare ad una situazione normale”.
Sempre a Milano, nell’apertura di fascicoli negli uffici dei pm (a modello 21) si registra una diminuzione dell’8,4% dovuta alla contrazione delle notizie di reato e del 16,8% sulla definizione dei fascicoli. I dati su base annuale comunque fanno riscontrare una diminuzione “notevole” dell’attività, se si pensa che “le udienze penali in Corte d’Appello diminuiscono del 33% le impugnazioni di merito del 72% e del 60% i ricorsi in Cassazione”.
Una situazione che si registra da Nord a Sud in tutti i Palazzi di Giustizia. Ad esempio, a Reggio Calabria il presidente della Corte d’appello, Luciano Gerardis, ha segnalto che le due sezioni dibattimentali della Corte di Appello di Reggio Calabria hanno accusato un incremento delle pendenze: la prima passa da 2.948 a 2.980, avendo definito 687 processi rispetto ai 719 sopravvenuti; la seconda aumenta il carico da 3.610 a 3,774 procedimenti, avendone definiti 556 rispetto ai 720 di nuova iscrizione.
Il lockdown ha causato un incremento degli abusi in famiglia, ha sottolineato iprocuratore generale di Bologna Ignazio De Francisci:”Sul lato della giustizia penale si osserva un rilevante aumento dei delitti di pedopornografia e di maltrattamenti in famiglia, fenomeni compatibili con l’ampliarsi della dimensione domestica della vita nel trascorso anno”.
Il magistrato ha affermato che un “altro fenomeno preoccupante è costituito dall’aumento tra i minori degli atti di autolesionismo e di intossicazione etilica“. In questo quadro, ha notato De Francisci, “grande è stato l’impegno della Procura per i Minori e buoni i risultati- conclude il procuratore – nonostante la gravissima carenza di personale amministrativo alla quale si inizierà a fare fronte con i concorsi straordinari attualmente in corso”.
il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nell’intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro, ha sottolineato: “Attenzione è stata riservata alla magistratura, portando a compimento l’aumento delle piante organiche (di 600 unità), previsto già con la Legge di bilancio 2019. Infatti, con decreto ministeriale 14 settembre 2020 – ha spiegato – sono state rideterminate le piante organiche degli uffici giudiziari di merito, prevedendo la distribuzione in aumento di 422 magistrati, di cui 14 unità aggiuntive per il distretto di Catanzaro”.
Bonafede ha anche ricordato che “il 30 ottobre 2020 è stata inviata al Consiglio Superiore della Magistratura la proposta di determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali, un contingente di 176 magistrati chiamato a far fronte alle specifiche criticità di rendimento di ciascun distretto”. Sempre per rafforzare il funzionamento degli uffici, Bonafede ha richiamato “il piano ordinario triennale di assunzioni di oltre 13.000 unità: in particolare, nel 2020 si è avuto il reclutamento di 1163 unità di personale amministrativo”.
Il ministro ha spiegato che “proprio per scongiurare gli effetti negativi della pandemia sullo svolgimento delle procedure selettive, il Decreto Rilancio ha semplificato tali procedure consentendo ad esempio che, entro la primavera di quest’anno, possano prendere servizio presso questo distretto oltre 100, tra cancellieri e direttori (5 unità nella qualifica di direttore e di 111 unità nella qualifica di cancelliere) nonché di un congruo numero di operatori giudiziari a tempo determinato”. Infine, il ministro della Giustizia ha aggiunto che “sono state poste le basi normative, amministrative e finanziarie affinché, a livello nazionale, entro il 2021, il servizio giustizia possa avvalersi del contributo di circa 7.000 donne e uomini in più”.
Il vicepresidente del Csm David Ermini, intervenuto alla cerimonia dell’anno giudiziario a Roma, ha ricordato il ‘caso Palamara’: “Inutile nascondervi che anche l’anno che abbiamo alle spalle non è stato facile per il Consiglio superiore. Le note e dolorose vicende, le cui scorie ancora circolano in questi giorni, hanno reso evidente una degenerazione correntizia non più sopportabile”. Per questo, ha sottolineato Ermini, “credibilità e fiducia nelle istituzioni giudiziarie sono i valori che tutti insieme dobbiamo riaffermare, perché credibilità e fiducia costituiscono l’unità di misura dell’affidamento sociale nell’autonomia e nell’indipendenza della magistratura”.
Sul Consiglio superiore della magistratura, ha osservato ancora Emini, “gravava e grava l’obbligo di dimostrare di saper continuare ad assolvere la funzione di governo autonomo della magistratura attribuitagli dalla Costituzione: ciò non solo attraverso la serietà e puntualità nell’accertamento delle responsabilità disciplinari (nonché attraverso l’impegno e la continuità del lavoro istituzionale), ma anche (e principalmente) attraverso le modalità di assunzione delle deliberazioni. Credo di poter affermare – ha ribadito il numero due di Palazzo dei Marescialli – grazie alla guida e al sostegno del presidente della Repubblica che mai è mancato, che il Consiglio ha dato questa dimostrazione”.
Vedi: Anno giudiziario: "Il Covid è stato uno stress test per la giustizia"
Fonte: cronaca agi