“Oggi non è la dittatura che ti controlla, ma i sistemi tecnologici con una violenza che per un verso esalta il valore della funzione del giudice che può valutare l’equilibrio tra l’obbligo dell’azione penale e quello di difendere la sfera della libertà delle persone. Su questo lo scontro tra politica e magistratura non è all’altezza della gravità della situazione”. Lo ha detto il leader di Italia viva, Matteo Renzi, al congresso dell’Anm, a Palermo. “E non mi riferisco a me – ha aggiunto – vittima della giustizia non sono io, non mi ritengo tale: se invece che a un ex premier quello che è capitato a me capita a un cittadino normale, quest’ultimo non regge. La potenza cha avete con questi strumenti – ha detto rivolgendosi alla platea dei magistrati – è la stessa che ha un poliziotto che ha un’arma. Siatene all’altezza. Sono stato accusato di criticare il mio pm e l’ho fatto, il ‘mio pm di fiducia’, ma per farlo ho usato le stesse parole utilizzate giudice sul mio caso”. Insomma, ha poi aggiunto Renzi a margine, “con le intercettazioni si dà al giudice la possibilità di entrare nella tua vita. A me è successo, con il conto corrente, il telefonino, hanno arrestato i miei genitori, hanno sequestrato il mio materiale. Poi, dopo, si è scoperto che era illegittimo. Vi sembra normale? Chi ha questa responsabilità deve stare attento, deve essere prudente e saggio. Saranno capaci di farlo?”, chiede Renzi davanti ai giornalisti. (AGI)
RED