L’incendio di giorno 7 aprile 2021 ha incenerito il canneto a ridosso del Pantano Grande di Vendicari; questa situazione ci obbliga ad alcune riflessioni in merito
di Corrado Piluccio
Ogni anno la storia si ripete e quest’anno gli atti criminali sono persino iniziati in anticipo.
L’incendio ha riguardato una parte dell’Oasi protetta di Vendicari per una fascia lunga circa 1,02 km e larga tra i 20 e i 50 metri.
Il fuoco sarebbe partito dalle sterpaglie intorno alla baia di Calamosche (si tratterebbe di un’azione dolosa in quanto sarebbero stati notati più focolai) e si sarebbe prorogato velocemente entrando nel perimetro di una delle aree naturalistiche più importanti d’Europa, localizzata tra Noto e Marzamemi e definita zona umida di “importanza internazionale” ai sensi della convenzione di Ramsar con decreto del 20 ottobre 1984.
Le fiamme hanno attaccato il canneto e si sono propagate fino a raggiungere prima il “pantano piccolo” e dopo il “pantano grande”. Pantani che ricordiamo giocano un ruolo importantissimo, in quanto fungono da luogo di sosta nella migrazione degli uccelli.
Il danno ecologico è immenso, le oltre sei ore di rogo hanno distrutto in maniera irreparabile nidificazioni e luoghi di svernamento di specie protette.
C’è da aggiungere inoltre che questi atti spesso rimangono impuniti, provocando un grande senso di impotenza nei cittadini che ogni anno assistono inermi alla distruzione di ettari di territorio. Ma davvero gli enti pubblici non possono fare nulla per prevenire situazioni come questa?
Secondo i membri dell’associazione M.A.I. (Movimento Antincendio Ibleo), i danni causati sarebbero stati di gran lunga inferiori se in vigore ci fosse stato un piano di utilizzo della pre riserva, richiesto già da diverse associazioni da parecchi anni.
“Il Piano di Utilizzo serve a definire le modalità di sviluppo di un territorio attorno ad una Riserva Naturale, serve a definirne i confini tra l’ambiente naturale e l’ambiente antropizzato”, si legge nella lettera aperta al sindaco da parte del M.A.I., in cui si sottolinea anche come l’incendio si sarebbe potuto limitare sul nascere “se ci fossero state delle norme sulla obbligatorietà dell’uso delle strutture idrauliche presenti in quelle proprietà”.
Avviandoci verso la stagione estiva, in merito alla vicenda dei roghi, non possono che crescere le preoccupazioni dei cittadini, i quali vedono da anni colpito il proprio territorio da incendi che hanno provocato grossi danni ambientali, oltre che rappresentare un grave pericolo per l’incolumità pubblica.