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Anche la Romania nella trappola del populismo

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di Alessandro Maran

Ora possiamo aggiungere anche la Romania all’elenco delle democrazie alle prese con movimenti populisti di destra in ascesa. La Corte costituzionale della Romania ha annullato l’esito del primo turno delle elezioni presidenziali, che si è tenuto il 24 novembre, dopo la desecretazione di alcuni documenti riservati che dimostrerebbero presunte ingerenze straniere, in primis della Russia.
La Corte, si legge nel comunicato, «annulla l’intero processo di elezione del presidente romeno» per «garantire la validità e la legalità» del voto e chiede che «l’intero processo elettorale» riprenda dall’inizio. È stato quindi annullato il ballottaggio in programma domenica 8 dicembre tra la candidata filo-europea Elena Lasconi e quello di estrema destra Calin Georgescu arrivato davanti al primo turno (https://www.ilsole24ore.com/…/romania-corte…).
Georgescu è noto per la sua rilevanza su TikTok e, come nota Nick Thorpe della BBC, proprio i timori di una distorsione algoritmica a suo favore avevano spinto la corte a richiedere il riconteggio (https://www.bbc.com/news/articles/cx2n83vgxxjo).
L’ascesa di Georgescu ha catturato tuttavia l’attenzione degli analisti che lo collocano direttamente all’interno della tendenza che vede i candidati di estrema destra in ascesa in tutto l’Occidente. “Il suo messaggio combina il nazionalismo a una dose di xenofobia e attrae elettori socialmente conservatori ed economicamente in difficoltà”, scrive Timothy Ash di Chatham House per il The Kyiv Independent (https://kyivindependent.com/opinion-georgescus-rise…/). Sul Financial Times, il caporedattore estero Alec Russell descrive Georgescu come un “ultranazionalista carismatico che ha magnificato il russo Vladimir Putin e si oppone a ulteriori aiuti all’Ucraina, che si è scagliato contro la Nato, l’UE e le multinazionali (…) pedologo di 62 anni, ha utilizzato molte delle immagini e delle tattiche della recente ondata di populismo nazionalista in tutto il mondo. Ha pubblicato su TikTok filmati quasi mistici di lui che cavalca un cavallo bianco, con vaghi echi di eroi dei favolosi giorni di gloria del suo paese nel Medioevo” (https://www.ft.com/…/37383ab7-9756-4d24-82b7-132f1aa401df).
Come è accaduto per anni in altri ex paesi del blocco orientale come l’Ucraina, la Georgia e la Moldavia, le elezioni rumene di quest’autunno hanno presentato agli elettori una scelta netta tra l’ordine liberale occidentale e l’orbita conservatrice russa di Vladimir Putin, scrive la corrispondente di Bucarest di Le Monde Mirel Bran. Le elezioni hanno accentuato la polarizzazione; ora, il risultato annullato solleva parecchi interrogativi sul fianco orientale della NATO (https://www.lemonde.fr/…/percee-spectaculaire-de-l…).
Che cosa ha accresciuto la popolarità di Georgescu? In un editoriale del Guardian, il giornalista investigativo rumeno Andrei Popoviciu scrive che è stato il sostegno di suo padre per Georgescu ad aiutarlo a capire: “Le strade, gli schermi e i tavoli da pranzo della Romania sono pieni di dibattiti su come un candidato di estrema destra e ultranazionalista sia riuscito a catturare l’attenzione e i voti del paese. I manifestanti, molti dei quali giovani, sono già scesi in piazza. Ma più di 2 milioni di rumeni hanno votato per Georgescu. Mio padre, un agente di polizia in pensione, è stato uno di loro. Trascorre gran parte del suo tempo libero su TikTok ed è stato travolto dalla retorica di Georgescu. Settimane prima delle elezioni, l’algoritmo di TikTok gli ha fornito un flusso costante di brevi e toccanti video di Georgescu mentre invoca il patriottismo e promette di “mettere la Romania al primo posto”. Mio padre mi ha spiegato che il suo voto non è stato necessariamente un’approvazione delle idee nazionaliste di Georgescu – anche se in parte gli sembravano vere, avevano un significato per lui – ma più una protesta contro l’establishment politico. “Volevo sanzionare la classe politica dominante”, mi ha detto. Il suo impulso non è raro” (https://www.theguardian.com/…/romania-elections-calin…). Anche la Romania, insomma, si è unita al club.