Pata pata suona alla radio e invade le case di tutto il mondo. È il 1967 e il successo mondiale di Zenzile Miriam Makeba, originaria di Johannesburg apre in maniera simbolica le danze della rivoluzione contro il regime di apartheid in Sudafrica. Nel 1960 il regime, infastidito dalla sua musica di libertà, costringe l’artista all’esilio negli Stati Uniti. Per altri 34 anni ancora, l’apartheid in Sudafrica non sarebbe finito ma la musica di Mama Africa, come spesso viene chiamata, non era un inno di lotta aperta; era arte, libertà e testimonianza.
“La gente pensa che io abbia consapevolmente deciso di dire al mondo cosa stava succedendo in Sudafrica”, disse Makeba una volta durante un’intervista. “No! Stavo cantando della mia vita, e in Sudafrica cantavamo sempre di quello che ci succedeva, soprattutto delle cose che ci facevano male”. Makeba è tornata in Sudafrica all’inizio degli anni Novanta, quando il regime di apartheid cominciava a sgretolarsi e la sua musica tornò a suonare libera rimarginando l’anima di una nazione ferita.
Fonte: LifeGate