Finge di confondere Trump con Orban, definisce Putin “il membro più potente della Nato” e avverte il presidente americano che il suo collega russo intende farne un suo burattino e non trattarlo come un leader rispettato. L’incontro di ieri sera tra Volodymyr Zelensky e il vicepresidente Usa, J.D. Vance, non deve essere andato benissimo, a giudicare dai toni utilizzati dal presidente ucraino nel suo intervento alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, nel quale ha risposto quasi con cupo sarcasmo alle domande di Christiane Amanpour sui suoi scambi con i vertici della Casa Bianca e ha esortato con forza l’Europa a dotarsi di una difesa comune che la renda autosufficiente dal punto di vista militare.
Zelensky è molto diretto nell’avvertire il vecchio continente che dovrà esser pronto a non poter più contare sull’alleato americano per contrastare il Cremlino. Dopo tre anni di guerra, l’esercito ucraino è l’unico che ha esperienza su un moderno campo di battaglia. “Ma voi siete pronti? Le vostre forze armate sono pronte?”, chiede Zelensky agli europei, domanda retorica la cui risposta è ben nota.
“L’Europa deve decidere il suo futuro, è giunto il tempo di un esercito europeo”, avverte Zelensky, “il futuro dell’Europa deve dipendere dagli Europei” ma a tale scopo serve “autosufficienza nella difesa”. Come prima di lui il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, Zelensky ha detto no a un negoziato fatto alle sue spalle, che escluda l’Ucraina ed escluda l’Ue, in un discorso dove l’identità di Kiev come parte integrante del blocco europeo è stata rivendicata con forza inedita. È il segnale di un deteriorarsi della fiducia in Washington che Zelensky non nasconde, tutt’altro. “Putin non vuole la pace né il dialogo”, è il monito di Zelensky, che invita Trump a non cedere alle lusinghe di Putin, che “non lo vuole sulla Piazza Rossa come un leader rispettato ma come un burattino del suo spettacolo”. Il presidente ucraino non si è dilungato molto sulla sua conversazione con l’omologo della Casa Bianca ma ha affermato che un “colloquio telefonico” non è sufficiente a discutere temi come i dettagli sulle garanzie di sicurezza che Kiev esige prima di un cessate il fuoco. E, a tale proposito, la migliore garanzia per l’Ucraina rimane l’adesione alla Nato, che gli Usa escludono e alla quale Zelensky non rinuncia. Del resto, aveva osservato ieri, “è l’opzione più economica”, dal momento che l’alternativa, ha ribadito, sarebbe creare “una Nato in Ucraina”, ovvero un ingente rafforzamento di risorse militari ormai depauperate da un lungo conflitto. E una Nato alternativa sarebbe forse preferibile a quella attuale, dato che, al momento, il suo membro più potente, a detta di Zelensky, “è Putin”, che ha alleati interni in grado di influenzarne le decisioni, come Ungheria e Slovacchia.
Interpellato sull’incontro di ieri sera con Vance, Zelensky si è limitato a dire che “c’è da lavorare ma non posso lavorare solo io, io non basto, dobbiamo lavorare tutti”. E sull’accesso alle terre rare chiesto da Washington come contropartita per il suo appoggio, il presidente ucraino si è limitato a replicare che “ci stiamo lavorando”. Nè l’Ucraina nè l’Europa possono più dare per scontato il sostegno dell’America, è il messaggio di Zelensky, e i leader europei dovranno agire di conseguenza il prima possibile. (AGI)