Zanni: questa medaglia pesa 10 anni di lavoro


AGI – La medaglia che non t’aspetti e per questo ancora più bella, più gustosa. È il bronzo di Mirko Zanni, un ragazzo di 23 anni di Pordenone che non pesa più di 67 chilogrammi ma che oggi sulla pedana del Tokyo International Forum i chilogrammi ne ha sollevati ben 322, nuovo record italiano e soprattutto splendida medaglia di bronzo. “Tutto ciò che ho fatto finora ora ha un senso, sono convinto che sarò l’apripista di una nuova era, arriveranno altre medaglie perché siamo una squadra unita, lavoriamo bene, ci sono atleti importanti e seguiamo il progetto della federazione”, ha commentato Zanni al termine della gara.

Gara olimpica alla quale era presente anche la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali. “Non so ancora in che pianeta sono in questo momento – ha aggiunto Zanni –. Come accadde per le Olimpiadi giovanili di Nanchino nel 2014 siamo ancora una volta qui, con il bronzo al collo. Non posso essere più felice di così, sono davvero emozionato. Questa medaglia pesa dieci anni di lavoro, di allenamenti intensi, dolori, gioie, sacrifici, delusioni e tutto quello che c’è intorno. Pesa tanto ma tutto quello che ho fatto finora finalmente ha un senso. Dedico questa medaglia a mia mamma, mio papà, ai ragazzi della Pesistica Pordenone e a mio nonno che all’ultima prova mi ha guardato da lassù”.

Nessuno, forse nemmeno Mirko, avrebbe pensato che nella notte di Tokyo si sarebbe messo al collo una medaglia olimpica. E, invece, a sognare non costa nulla e poi quando il sogno diventa realtà è ancora più magico.

Zanni ha riportato l’Italia sul podio nel sollevamento pesi dopo 37 anni. Era il 7 agosto del 1984 quando a Los Angeles – sarà sede dei Giochi ancora nel 2028 – l’altoatesino Norbert Oberburger vinse l’oro nella categoria pesi massimi.  Nella storia la pesistica azzurra ha centrato altre 14 volte il podio a cinque cerchi (5 ori, 4 argenti e 5 bronzi), la prima addirittura nel 1906 ad Atene con Tullio Camillotti nella specialità con una mano. Il primo oro oltre un secolo fa con Filippo Bottino ad Anversa 1920.

Source: agi