Yuman presenta il suo Sanremo: “Mi è stato fatto un dono”


AGI – Con la sua voce illuminerà l’Ariston, a prescindere dai risultati della gara, questo è certo, poco importa se certi ammiccamenti soul del suo cantato, appunto quella sensazione che sia un artista internazionale prestato alla discografia italiana e non il contrario come sempre accade, anche a ben ragione, quando uno dei nostri si fa valere oltre i confini nazionali, verranno percepiti o meno.

Yuman è un artista dal respiro internazionale, non solo perché la sua formazione musicale è internazionale o perché i suoi primi singoli sono cantati in inglese, ma perché il suo gusto viaggia in quella direzione, in totale sintonia con un sound che oltreoceano funziona benissimo da sempre.

Con la sua voce illuminerà l’Ariston, a prescindere dai risultati della gara, questo è certo, poco importa se certi ammiccamenti soul del suo cantato, appunto quella sensazione che sia un artista internazionale prestato alla discografia italiana e non il contrario come sempre accade, anche a ben ragione, quando uno dei nostri si fa valere oltre i confini nazionali, verranno percepiti o meno.

Accede tra i big da vincitore di Sanremo Giovani, il che lo piazza inevitabilmente su una scia solcata da artisti come Masini, Ramazzotti, Bocelli, Giorgia, Britti…tutti fuoriclasse, e lui potenzialmente parla quel linguaggio lì, quello dei predestinati al lasciare il segno. E tutto partirà da “Ora e qui”, il brano con il quale calcherà il palco più scottante d’Italia.

Qual è l’emozione che in questo momento prevale?

Io adesso sono stracontento e onorato, perché comunque è un dono quello che mi hanno fatto. Vado lì con decisione, con molta carica, molto determinato.

Te lo sei anche guadagnato però…

Si, ma sai che alle volte non basta, non bastano la voce, le canzoni, alle volte decidono le persone.

Mi racconti il pezzo?

Il brano di Sanremo ha il testo di Tommaso Di Giulio, il tema principale è la felicità, il saperla cogliere, il saperla vivere bene, vivere il momento, non lasciarsi sfuggire quella parte che poi alla fine è così sottile che dura un attimo.

Possiamo considerarlo come un augurio, dati i tempi che stiamo vivendo…?

Assolutamente, speriamo bene, un augurio che tutto vada sempre meglio.

Sanremo è uno di quegli acceleratori musicali che, dicono, se tu non hai un’idea ben chiara di chi sei e cosa vuoi proporre, può anche farti sbandare…tu ti senti pronto soprattutto a questo aspetto?

In realtà non ho paura, io sto proprio cercando quell’accelerazione, le sto andando proprio incontro. Poi io sono molto calmo, molto tranquillo, sono pronto ad affrontare tutto.

Cos’è che deve sapere chi non ti conosce?

Che amo suonare live, che penso che i live siano meglio dei dischi e non vedo l’ora di tornare sul palco per dare il massimo. Perché io vivo per questo, vivo per la musica, quando sto lì sul palco mi sento a casa.

Tu fai un percorso retrò, non passi dai talent e nemmeno dal circuito dei club, ma da Sanremo, alla vecchia maniera, prima sezione Giovani e oggi i Big…

Io lo trovo un percorso bellissimo, oggi si sa che vieni lanciato solo dai talent e comunque vengono prese già persone conosciute, è come se fosse un mega cane che si morde la coda, come quando cercano un apprendista che abbia già esperienza. È una cosa assurda se ci pensi. Sul fatto di fare un percorso piano piano io c’ho sempre creduto, volevo che andasse così, chiaramente poi alle volte non va così perché non hai alternative, non è una cosa sbagliata provare altre strade, ognuno ha la sua, io la mia l’ho apprezzata tantissimo e penso che non ci fosse altro modo di percorrerla.

Visto che stai vivendo un sogno e sognare è gratis, cosa ti aspetti in tutta onestà da questo festival?

Io spero che fin dalla prima serata le persone che guardano pensino “Oh Dio, che bello!”, indipendentemente dalla classifica finale, ma che piaccia quello che faccio e che le persone capiscano che dietro c’è del lavoro, a prescindere dalla gara.

Come hai scelto la tua cover?

Noi siamo partiti con la concezione di partecipare a Sanremo, anche Giovani, cantando. Si possono fare tante cose moderne, ma io volevo partecipare in un altro modo, mi si può dire che sono più classico, c’è anche chi ha scritto “raffinato” e l’ho apprezzato. Perché alla fine cos’è “moderno”? Nemmeno nella trap il suono è moderno. Io voglio colpire sulla voce, sul pezzo, quindi anche nella cover canterò, anche se ad alcune persone interessa più il vestito che indossi che la canzone.

Source: agi