Yeman Crippa, un’impresa straordinaria e una storia da Libro Cuore


di Redazione

Il nuoto prima e l’atletica leggere dopo stanno regalando notti magiche agli sportivi italiani.

Il medagliere del nuoto si commenta da solo. Ma la storia della medaglia d’oro nei 10mila metri agli Europei di Yeman Crippa merita una menzione speciale.

Un capolavoro tattico, di testa, di gambe, di polmoni. Una gara perfetta, un trionfo che arriva dall’amore, dalla sofferenza, per uno che a cinque anni è stato adottato da una famiglia trentina direttamente da un orfanotrofio di Addis Abeba insieme ai suoi cinque fratelli.

Oggi non c’è gioia più grande nel vederlo attraversare la pista con la medaglia d’oro al collo e il suo tricolore sulle spalle. Una storia meravigliosa già raccontata

E la sua è una storia davvero meravigliosa, raccontata nel 2015 dal regista Matteo Valsecchi nel documentario “Yema e Neka”. Un paesino di montagna, in Trentino, ripopolato da nove ragazzi etiopi, tutti adottati a più riprese in orfanotrofio di Addis Abeba da Roberto e Luisa Crippa: un record italiano o forse mondiale. Due dei ragazzi, Yema e Neka, corrono. Vincono. Battono altri record. Sono figli dell’altopiano africano: leggeri, veloci, resistenti. Due nuovi italiani che raccontano, in parallelo, la loro storia, e quella della loro straordinaria famiglia.

Di origini etiopi, e rimasto orfano assieme ai suoi fratelli, viene adottato da Roberto Crippa e Luisa Fricchione, una coppia milanese.

La coppia, infatti, era arrivata in Etiopia nel 2003 e aveva adottato inizialmente tre fratelli, tornando poi, negli anni successivi, per adottare non solo gli altri fratelli e sorelle ma anche i cugini che erano rimasti in una condizione di difficoltà e miseria. In tutto otto bambini. Tutti fratelli. Tutti provenienti dall’ orfanotrofio di Adis Abeba. Tutti cresciuti con amore e tanti sacrifici.  Coniugi Crippa “per lo straordinario esempio di generosità e solidarietà che li ha visti adottare otto giovani etiopi rimasti orfani in seguito alla guerra civile”.

Tra quegli otto bambini c’era Yeman, che ha ripagato l’amore dei genitori adottivi, con una medagli d’oro, frutto di sacrifici, sudore, impegno civico e sportivo, che permette oggi a tutta l’Italia di festeggiare un vero campione.

“Il mio papà Roberto? Per me, per noi, è un grande, è un re”, dice con le lacrime agli occhi, ma da ieri il Re del fondo è lui, nonostante il corpo esile da ‘fringuellino’.

Una storia che in questo mondo barbaro e privo di valori ci riconcilia con l’Eterno.