Violenza donne: Pinelli, mancano giudici specializzati


“Difficoltà riscontrate” nella trattazione di una materia che presenta “questioni giuridiche rilevanti”, “urgenza degli interventi e della definizione a fronte della carenza di risorse di magistrati e personale amministrativo”, nonché di “frequenti modifiche normative che impongono nuovi adempimenti e tempi serrati di trattazione”. E’ quanto rappresentato dagli uffici giudiziari, nell’ambito del monitoraggio condotto dal Csm – illustrato oggi dal vicepresidente dell’organo di governo autonomo della magistratura Fabio Pinelli in audizione davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio.
“Per le procure – ha spiegato Pinelli – la specializzazione è modalità organizzativa che può dirsi acquisita e attuata nella quasi totalità degli uffici; diversamente avviene negli uffici giudicanti, dove il 78% degli uffici del dibattimento penale non ha un gruppo specializzato o, comunque, magistrati specializzati per la trattazione di detto tipo di reati. La previsione e attuazione della specializzazione è tanto più elevata quanto più grande è l’ufficio giudiziario: l’83% di uffici di grandi dimensioni ha sezioni specializzate, mentre ve ne sono soltanto nel 9% degli uffici di piccole dimensioni”. Quanto agli uffici gip–gup, ha proseguito il vicepresidente del Csm, “la specializzazione è di fatto completamente assente, se si guarda all’istituzione di giudici specializzati, e carente se si guarda all’adeguatezza delle riunioni e della formazione. Le cause della mancata istituzione di giudici specializzati vengono individuate nell’insufficiente numero di magistrati”, mentre negli uffici giudicanti di secondo grado, “la specializzazione è attuata all’incirca dal 50% degli uffici interpellati (29 su 56) e, laddove questa non è applicata, le ragioni vengono individuate nel numero eccessivamente elevato dei procedimenti che rende necessaria l’assegnazione a tutte le sezioni o nelle ridotte dimensioni dell’ufficio costituito nella maggior parte dei casi da un’unica sezione”. Un dato comune agli uffici requirenti e giudicanti, ha rilevato ancora Pinelli, “è l’elevatissimo carico di lavoro che deriva dalla trattazione dei procedimenti in esame, a fronte del quale non risultano predisposte adeguate misure perequative”.
In relazione poi alla verifica sulla “celerità della trattazione”, Pinelli ha osservato che “per gli uffici requirenti il monitoraggio restituisce la loro capacità di cogliere l’urgenza e la tempestività nell’esame delle notizie di reato in materia, pur in presenza della scarsità di risorse in cui gli uffici giudiziari combattono costantemente: le procure hanno adottato prassi virtuose quali la creazione di uffici dedicati alla ricezione delle notizie di reato e alla loro iscrizione e prima trattazione, privilegiando una organizzazione dei turni che consenta una reperibilità da parte dei sostituti specializzati, così da assicurare una immediata interlocuzione con le forze dell’ordine che consenta l’adozione dei provvedimenti più opportuni”. Per gli uffici giudicanti, ha aggiunto, “il risultato positivo si verifica solo quando la ‘forza lavoro’ dedicata, e quindi il numero di giudici e di personale amministrativo, è adeguata, mentre l’istituzione di giudici specializzati in numero insufficiente può determinare un effetto paradossale di ingolfamento delle sezioni o dei giudici specializzati con conseguente rallentamento della definizione dei procedimenti”. (AGI)

OLL