“Ha iniziato a scontare la sua pena nell’Istituto penale minorile di Quartuccio, in provincia di Cagliari – ricorda l’avvocatessa – Ma all’alba del 10 agosto dell’anno scorso venne fermato ubriaco alla guida di un’auto, dopo aver ignorato l’alt di una pattuglia della Polizia stradale, fingendo di fermarsi per poi ripartire a tutta velocità. Dopo aver chiesto e ottenuto, proprio a seguito di questo gravissimo episodio, il trasferimento immediato di Marzo in un carcere per adulti, abbiamo preteso di conoscere tutti i permessi premio concessi ad un soggetto evidentemente ancora pericoloso per la società”.
“Dopo un anno che le istituzioni rigettavano le mie istanze di accesso agli atti – continua Presicce – mi sono rivolta alla Commissione ministeriale competente e pochi giorni fa abbiamo ricevuto dal magistrato di sorveglianza l’elenco di tutti i permessi premio ottenuti: una lettura che ha fatto sprofondare la famiglia di Noemi nel dolore, come se la figlia fosse stata uccisa per la seconda volta. A Marzo è stato concesso, ad esempio, di recarsi allo stadio a tifare durante le partite del Cagliari e, cosa ancora più sconcertante, di vedere una ragazza conosciuta sul posto di lavoro. Questo è lo Stato che dovrebbe tutelarci e proteggerci? Ha potuto lasciare la cella anche per recarsi alle urne a votare in occasione delle politiche del 2022”. “Il caso di Lucio Marzo – conclude la legale – è la prova evidente di come il nostro sistema di giustizia minorile e di recupero non funzioni come dovrebbe. Ecco perché chiediamo, oltre all’abolizione dei permessi premio per reati gravi come il femminicidio, anche provvedimenti urgenti a carico di coloro che hanno concesso permessi premio a un detenuto ancora pericoloso per la società. E la perdita dell’elettorato attivo e passivo per i colpevoli di omicidio, anche se minorenni”.
Basta permessi premio a chi commette femminicidio, anche se minorenne. E’ una delle richieste avanzate al ministro della Giustizia Carlo Nordio da Valentina Presicce, presidente dell’associazione “Astrea”, da anni in prima fila nell’opera di sensibilizzazione al rispetto per le donne. Presicce è anche il legale della famiglia di Noemi Durini, la 16enne uccisa dal fidanzato, pure lui minorenne, nel settembre del 2017: al suo fianco, in prima fila in questa battaglia, Imma Rizzo, la mamma della ragazza. Per l’efferato delitto – Noemi dopo essere stata colpita con un coltello e con dei sassi, venne sepolta ancora viva sotto alcuni massi – Lucio Marzo è stato condannato a 18 anni e otto mesi di reclusione per omicidio volontario, premeditato e pluriaggravato, sentenza confermata in appello nel giugno del 2019. Ma appena tre anni più tardi ha potuto usufruire dei primi permessi.(AGI)