VERSO UN NUOVO CONCETTO: LA SICUREZZA CIVICA


La tutela della sicurezza dei cittadini e dei loro beni dovrebbe consistente anche e soprattutto nell’assicurare le condizioni di un pacifico e ordinato sviluppo dei diritti civili e di libertà riconosciuti dalla Costituzione in un’ottica che dovrebbe mirare progressivamente a sostituire alla concezione autoritaria dei rapporti tra Stato e cittadini la partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del paese

di Ettore Minniti*

Il sistema ‘pubblica sicurezza’ si fonda essenzialmente sul quel Testo, approvato in epoca fascista, con R.D. 18 giugno 1931, ancora in vigore, nonostante le tante modifiche, ed è definito come: ‘ il complesso dei compiti attribuiti alle autorità preposte al mantenimento dell’ordine pubblico, alla sicurezza e all’incolumità dei cittadini, alla tutela della proprietà, al controllo e all’osservanza delle leggi e dei regolamenti, autorità alle quali sono affidati anche gli interventi di soccorso in caso di pubblici e privati infortuni’. A questi compiti provvedono le varie forze preposte alla sicurezza pubblica, che operano a livello provinciale alle dipendenze del Prefetto e del Questore e a livello locale del capo dell’ufficio di Pubblica Sicurezza locale o, in mancanza, del Sindaco. Questa impostazione dei compiti e delle attribuzioni dell’Autorità di pubblica sicurezza risente profondamente del periodo storico in cui è stata formulata e di una concezione imperniata sulla subordinazione dei cittadini ai pubblici poteri e sulla conservazione dei rapporti sociali economici, su cui si fondava il regime fascista. Con l’entrata in vigore dei principi fondamentali contenuti nella Costituzione della Repubblica, la stessa nozione di ‘sicurezza pubblica’ avrebbe dovuto assumere la diversa denominazione di ‘sicurezza civica’, cioè di pertinenza dei cittadini, poiché membri della comunità politica, con particolare riferimento ai valori positivi della vita associata.

La tutela della sicurezza dei cittadini e dei loro beni dovrebbe consistente anche e soprattutto nell’assicurare le condizioni di un pacifico e ordinato sviluppo dei diritti civili e di libertà riconosciuti dalla Costituzione in un’ottica che dovrebbe mirare progressivamente a sostituire alla concezione autoritaria dei rapporti tra Stato e cittadini la partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. A fronte di una crescente minore fiducia dei cittadini verso le istituzioni pubbliche dello Stato, sembrerebbe che si reagisca svolgendo l’attività di tutela della sicurezza pubblica in completo isolamento, senza coinvolgerli.

Si ritiene che legalità e sicurezza, sicurezza e legalità siano un binomio inscindibile. La sicurezza non è fine a sé stessa, ma deve diventare lo strumento per il raggiungimento e il mantenimento delle garanzie della collettività, ed essere volano per l’innesco di un processo collaborativo tra tutte le forze in campo. Occorre, quindi, procedere a un patto per la sicurezza tra diversi attori. Serve, pertanto, un piano strategico, scritto con regole nuove per disciplinare un settore così importante per tutti i cittadini.

Al contrario, la ‘sicurezza civica’ si propone di sostituire la nozione di sicurezza pubblica, riservata a taluni soggetti dell’amministrazione statale (autorità di P.S., ufficiali e agenti di P.S.), perché vedrebbe coinvolti diversi attori, compresi gli enti locali.

Il cittadino deve amare il proprio territorio e difenderlo. Va da sé che il controllo del territorio passa attraverso l’amore per esso, se non si ama il proprio territorio e lo si lascia devastare, non si può pretendere che lo stesso sia controllato e sicuro.

È, pertanto, auspicabile un modello di sicurezza a partecipazione condivisa e globale, del tipo già sperimentato nell’ambito della Protezione Civile, ove organi istituzionali e volontariato sappiano cooperare e lavorare in sinergia e simbiosi.

La strada è lunga, ma bisogna iniziare a parlarne, politica permettendo.

* Segretario nazionale Confedercontribuenti