AGI – Una delega al Governo affinché adotti, entro un anno dall’approvazione della legge, “uno o più decreti legislativi recanti disposizioni per l’efficienza del sistema giudiziario e la riforma dell’ordinamento giudiziario”. È la riforma presentata dal Guardasigilli Alfonso Bonafede che affronta nodi cruciali del sistema giustizia: tra gli obiettivi, lo stop alle degenerazioni del correntismo, dopo lo scandalo del caso Palamara, anche con la previsione di un nuovo sistema elettorale per i rappresentanti togati al Csm, nuovi criteri per le nomine ai vertici degli uffici giudiziari, e la ‘chiusura’ delle ‘porte girevoli’ tra politica e magistratura. Un corposo testo che ora dovrà affrontare l’iter parlamentare, così come le riforme del processo civile e penale presentate dal Governo nei mesi scorsi. Di seguito i punti salienti della riforma approvata, insieme al decreto agosto, durante il Consiglio dei Ministri.
Stop correnti al Csm
“All’interno del Consiglio superiore della magistratura non possono essere costituiti gruppi tra i suoi componenti e ogni membro esercita le proprie funzioni in piena indipendenza ed imparzialità”, recita la riforma Bonafede. Inoltre, delle Commissioni del Csm competenti su nomine, valutazioni e incompatibilità ambientali e/o funzionali non potranno far parte i componenti effettivi della sezione disciplinare. I componenti delle singole commissioni saranno individuati annualmente “tramite sorteggio”.
Per elezione togati Csm parità di genere e sorteggio residuale
Tornano a 30 i membri del Csm (20 togati e 10 laici), che erano stati ridotti a 24 dalla riforma del 2006. L’elezione dei togati avviene con voto in due turni in 19 collegi. Ogni collegio, stabilisce la riforma, deve esprimere un numero minimo di dieci candidature, di cui cinque per ciascun genere, e rispettare la parita’ di genere anche nel caso in cui esprime un numero superiore di candidature.
Quando le candidature sono in numero inferiore a dieci oppure non rispettano la parita’ di genere “l’ufficio elettorale centrale procede, in seduta pubblica, ad estrazione a sorte delle candidature mancanti tra i magistrati che sono eleggibili in modo tale che, tramite estrazione da elenchi separati per genere, sia raggiunto il numero minimo di candidature e rispettata la parità di genere”.
Per i laici no al passaggio diretto Governo-Csm
“I componenti da eleggere dal Parlamento, previamente auditi dalle competenti Commissioni parlamentari, sono scelti tra i professori ordinari di università in materie giuridiche e tra gli avvocati dopo quindici anni di esercizio professionale, purché non siano componenti del Governo o non lo siano stati negli ultimi due anni, non siano componenti delle giunte delle Regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano o non lo siano stati negli ultimi due anni”, si legge nel testo della riforma.
Mai più in toga chi entra in politica
“Alla cessazione del mandato” i magistrati che “per un periodo superiore a sei mesi” hanno ricoperto la carica di parlamentare nazionale o europeo, di componente del Governo, di consigliere regionale o provinciale nelle Province autonome di Trento e Bolzano, di Presidente o assessore nelle giunte delle Regioni o delle Province autonome di Trento e Bolzano, di sindaco in comuni con piu’ di centomila abitanti, “sono inquadrati in un ruolo autonomo del ministero della Giustizia o di altro ministero”.
Nuove regole su nomine a vertici uffici
I procedimenti al Csm per le nomine di incarichi ai vertici degli uffici saranno “avviati e istruiti secondo l’ordine temporale con cui i posti si sono resi vacanti” con l'”audizione dei candidati” se richiesta da “almeno tre componenti della Commissione” e “modalità idonee a sentire i rappresentanti dell’avvocatura, nonché i magistrati e i dirigenti amministrativi assegnati all’ufficio giudiziario di provenienza dei candidati”.
Chi partecipa alla selezione deve aver frequentato corsi presso la Scuola superiore della magistratura”. Inoltre, torna il criterio dell’anzianità come “criterio residuale a parita’ di valutazione risultante dagli indicatori del merito e delle attitudini”.
Su valutazioni capi uffici parola anche agli avvocati
Nella valutazione per la conferma nell’incarico direttivo, il Csm dovrà tenere conto anche dei pareri espressi dai magistrati dell’ufficio e delle osservazioni del Consiglio dell’ordine degli avvocati.
Stretta sul carrierismo
Il magistrato titolare di funzioni direttive o semidirettive, anche quando non chiede la conferma, non può partecipare a concorsi per il conferimento di un ulteriore incarico direttivo o semidirettivo prima di cinque anni dall’assunzione delle predette funzioni. Per quanto riguarda poi chi rientra in ruolo dopo essere stato togato al Csm, “prima che siano trascorsi quattro anni dal giorno in cui ha cessato di far parte del Consiglio superiore della magistratura, il magistrato non puo’ proporre domanda per un ufficio direttivo o semidirettivo, fatto salvo il caso in cui l’incarico direttivo o semidirettivo sia stato ricoperto in precedenza”. Inoltre, gli ex togati non possono per un arco temporale pari a due anni essere collocati “fuori del ruolo organico per lo svolgimento di funzioni diverse da quelle giudiziarie ordinarie”, tranne che per lo “svolgimento di funzioni elettive”.
Criteri priorità e organizzazione procure
Il Consiglio superiore della magistratura stabilirà “principi generali per la formazione del progetto organizzativo” dei procuratori della Repubblica che dovrà riguardare anche “criteri di priorità nella trattazione degli affari”.
Paletti su eleggibilità toghe
“I magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, inclusi quelli collocati fuori dal ruolo organico ed esclusi quelli in servizio da almeno due anni presso le giurisdizioni superiori o presso gli uffici giudiziari con competenza territoriale a carattere nazionale, non sono eleggibili alla carica di membro del Parlamento europeo, senatore o deputato o a quella di presidente della giunta regionale, consigliere regionale, presidente delle province autonome di Trento e di Bolzano o consigliere provinciale nelle medesime province se prestano servizio, o lo hanno prestato nei due anni precedenti la data di accettazione della candidatura, presso sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente, in tutto o in parte, nella circoscrizione elettorale”.
Per quanto riguarda la carica di sindaco in comuni con più di centomila abitanti i magistrati non sono eleggibili se prestano servizio, o lo hanno prestato nei due anni precedenti la data di accettazione della candidatura, presso sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente, in tutto o in parte, nel territorio della provincia in cui è compreso il comune. Non sono in ogni caso eleggibili i magistrati che, all’atto dell’accettazione della candidatura, non siano in aspettativa da almeno due mesi.
Accesso più rapido
I laureati che hanno conseguito la laurea in giurisprudenza “a seguito di un corso universitario di durata non inferiore a quattro anni” possono essere “immediatamente ammessi a partecipare al concorso per magistrato ordinario”.
Vedi: Varata la riforma del Csm, criteri di merito per gli incarichi alle toghe
Fonte: cronaca agi