Usura bancaria ed NPL: il parere di un combattente


Alfredo Belluco, vicepresidente di Confedercontribuenti, definisce il fenomeno e i modi per difendersi.

di Livio Mario Cortese


“Usura bancaria? Come reato in Italia non esiste. Meglio definirla: usura dei banchieri e dei bancari commessa a favore delle banche commerciali”. Così, senza mezzi termini (e attribuendo responsabilità precise) esordisce Alfredo Belluco, vicepresidente di Confedercontribuenti, definendo un fenomeno diffuso a macchia d’olio nel panorama bancario italiano. Riguarda almeno l’ 85% dei circa 4000 casi esaminati dalla confederazione che tutela imprese e famiglie. “Per giungere al reato di usura basta anche solo una clausola non corretta in un contratto”, chiarisce Belluco. Eppure, sul piano legale, continuano a non mancare le ambiguità: “Si tratta dell’unico reato, secondo il nostro codice penale”, chiarisce il vicepresidente di Confedercontribuenti, “del quale bisogna dimostrare la natura dolosa”. Pene previste, multe dai 5mila ai 30 mila euro e da due a dieci-quindici anni di reclusione: “Ma ad oggi nessuno ha mai scontato più di un anno. E nel caso di superamento del tasso soglia massimo, ogni banca dovrebbe avere un suo responsabile penale per risponderne”. Basta poi una perizia econometrica, consistente in un accurato controllo dei documenti, per verificare le anomalie; ma allo stato attuale non gioverebbero le disposizioni stabilite dalla Banca d’Italia nell’ultimo ventennio: “Le cose si complicano enormemente in sede giudiziaria, civile e penale, in quanto la Banca d’Italia, dagli albori dell’entrata in vigore, 1 gennaio 1997 ha diramato fantasiose e artificiose disposizioni alle banche, tese a snaturarne l’efficacia a favore di una usura oggettiva”, così ha scritto Belluco negli ultimi giorni (prendendo spunto dalla vicenda giudiziaria del ministro Savona) in una lettera aperta al Ministro della Giustizia, indirizzata anche ai principali esponenti governativi nazionali. Al centro delle lotte della confederazione, la questione dei cosiddetti NPL o crediti deteriorati, così definiti perché la riscossione è incerta. La cessione di tali crediti a varie società, in modo da trasformarli in titoli obbligazionari -detta cartolarizzazione- determina l’esigenza finale di riscuoterli. Ciò però va, di fatto, a cozzare col superamento del tasso soglia di usura: “I crediti sotto i 100mila euro sono praticamente tutti contestabili”, afferma Belluco, “ad esempio sul fronte dei mutui”. Con la GACS, sancita dal governo Renzi, è lo Stato a farsi garante del processo.  Nel concreto, l’obbligo per i contribuenti di sottostare ad una forma di estorsione che lo Stato stesso finisce per avallare.