Usa: South Dakota, governatrice messa al bando da nativi Sioux


Il declino politico di Kristi Noem sembra non avere fine. La governatrice del South Dakota, fino a poche settimane fa considerata una delle favorite per il ruolo di vicepresidente con Donald Trump e ora in crollo di popolarità, è stata dichiarata “non gradita” da sette delle nove riserve di nativi, in prevalenza di origine Sioux, che si trovano nello Stato. Motivo: i suoi continui attacchi alla comunità indigena.
Non è solo una decisione simbolica: per legge, i “non nativi” non possono entrare nelle riserve indiane senza autorizzazione, e la polizia dei nativi ha il potere di fermare chiunque entri senza averne il permesso. La tribù Crow Creek Sioux ha votato martedì la messa al bando di Noem dalla sua riserva. La decisione si aggiunge a quella di altre sei tribù, dagli Oglala Sioux ai Resebud Sioux, che, di recente, hanno preso una decisione simile. In totale sono adesso sette le riserve dichiarate inaccessibili per la governatrice. “Il popolo – ha confermato un membro della comunità, parlando ai media americani – ha votato all’unanimità di metterla al bando a causa delle sue affermazioni offensive riguardante il legame tra la tribù e i cartelli”. Il riferimento è ai cartelli della droga che, secondo Noem, gestirebbero il traffico di stupefacenti anche con l’aiuto dei nativi americani. “E anche – hanno aggiunto – per aver detto che i nostri figli, a causa dei genitori, sono destinati a essere insignificanti e a non avere speranza”.
I rapporti tra Noem e i Sioux sono tesi fin da quando l’esponente Repubblicana è diventata governatrice dello Stato, nel 2019, ma di recente i toni sono diventati più duri. Il portavoce dei Cheyenne River Sioux, Alli Moran, aveva rivelato il mese scorso come altre tribù di nativi provassero gli stessi sentimenti nei riguardi di Noem, accusata di “non comprendere in pieno il valore della sovranità delle tribù”. La governatrice, però, non ha abbassato i toni. “I leader delle tribù – ha dichiarato – mettano al bando i cartelli della droga dalle loro terre e accettino la mia offerta di aiutare loro a riportare legalità e ordine nelle loro comunità, rispettando la loro sovranità”. “Noi – ha aggiunto – possiamo riuscirci solo se collaboreremo, perché l’amministrazione Biden ha fallito”. Da mesi Noem sostiene, senza produrre prove, che i cartelli della droga operano nelle riserve del South Dakota. A gennaio, durante un discorso al Congresso statale, aveva dichiarato: “Omicidi vengono commessi dai membri dei cartelli della Pine Ridge Reservation e a Rapid City una gang chiamata The Ghost Dancers è affiliata a questi cartelli”. “Con successo – aveva aggiunto – stanno facendo proseliti tra i membri delle tribù”. Ma al momento, secondo i media americani, Noem non ha fornito prove. La governatrice aveva poi rilanciato la sua crociata contro i migranti illegali, un tema che l’aveva portata alla ribalta nazionale e a conquistare l’attenzione di Donald Trump, al punto che secondo molti Noem poteva diventare la carta vincente, come vicepresidente, alle elezioni di novembre. Ma l’uscita della sua autobiografia, che avrebbe dovuto lanciare in modo definitivo la sua candidatura, si è rivelata disastrosa: Noem ha raccontato nel libro di aver ucciso, a sangue freddo, il suo cane da caccia di 14 mesi, Cricket, solo perché non rispettava gli ordini e, dunque, era “senza valore”, e poi di aver giustiziato con un colpo alla testa una capretta che viveva nella sua tenuta “perché aveva un cattivo odore”. La storia ha scatenato reazioni indignate sui social, tanto che Noem ha contrattaccato, parlando di strumentalizzazioni. Tra gli inciampi del libro anche un paio di citazioni che hanno provocato la smentita da parte di due governi stranieri: in uno la governatrice aveva affermato di aver visitato la Corea del Nord e di aver tenuto testa al dittatore coreano Kim Jong Un. L’incontro con il leader, è emerso poi, non c’è mai stato. In un altro episodio, Noem aveva rivelato di aver annullato un incontro con il presidente francese Emmanuel Macron “a causa delle dichiarazioni pro-Hamas” da parte del leader francese. L’Eliseo ha smentito la notizia che la governatrice fosse stata invitata a un incontro. (AGI)

NWY/MGM