Il vento, certo. La siccità, senz’altro. E poi la natura del terreno, le case di legno… Sono tanti gli elementi che hanno concorso a trasformare gli incendi di Los Angeles in un disastro nazionale. Ma se gli idranti sono rimasti a secco, forse c’è anche qualche responsabilità nella previsione delle emergenze, oltre che nella lorio gestione.
Dal fuoco in breve tempo l’attenzione si è spostata su un altro elemento: l’acqua. Appena sette ore dopo che i roghi avevano cominciato a divorare la comunità di Palisades, nella parte occidentale di Los Angeles, Janisse Quinones, CEO del Dipartimento idrico ed energetico di Los Angeles, ha annunciato che una delle tre cisterne da milioni di litri disponibili per riempire gli idranti del quartiere era stata prosciugata. La seconda è rimasta a secco quella sera stessa e l’ultima si è svuotata nelle prime ore di mercoledì. Gli abitanti di Altadena tentavano inutilmente di spegnere le fiamme con l’acqua delle piscine e dei tubi da giardino. Quando è sorto il sole avvolto dal fumo, sui social media circolavano storie di idranti non funzionanti fuori dalle case in fiamme, suscitando un’ampia gamma di teorie su cosa sia andato storto.
Ma gli esperti consultati dalla stampa americana affermano che questo fallimento non è facilmente riconducibile a un singolo problema o a un unico responsabile, quanto piuttosto all’esito infausto, per quanto prevedibile di un sistema che non è mai stato pronto per il tipo di incendi alimentati dai cambiamenti climatici che ora bisogna affrontare nelle aree urbane.
Negli ultimi dieci anni, ricorda il National Geographic, la California ha sperimentato condizioni di siccità inedite, che hanno portato a politiche di limitazione dell’acqua. E mentre gli ultimi due inverni piovosi hanno offerto una tregua alla California meridionale, il 2025 è iniziato con una siccità record.
Lo scienziato climatico Daniel Swain ha definito questa oscillazione tra pioggia estrema e siccità un “colpo di frusta idroclimatico”, esacerbato dal riscaldamento globale.
Questo ciclo di precipitazioni boom-bust crea condizioni particolarmente pericolose per gli incendi, ma ha permesso alla California di reintegrare le riserve idriche che erano in calo. Quindi, anche se la siccità è stata un problema persistente nella California meridionale, non è stata la causa della carenza idrica della città. Quinones invece lo ha spiegato come un problema di accesso alle riserve. Durante quella finestra di circa 15 ore tra l’incendio di Palisades e l’esaurimento delle cisterne d’acqua disponibili, la richiesta di acqua era quattro volte superiore alla norma, causando un calo della pressione che ha reso difficile ottenere la spinta necessaria per far entrare l’acqua nelle cisterne più in quota. “Stiamo combattendo un incendio boschivo con un sistema idrico urbano” ha spiegato a proposito di un rogo che avanza a una velocità mai vista.
Faith Kearns, esperta di incendi boschivi e acqua all’Arizona State University, ha però ricordato il precedente dell’incendio di Tubbs del 2017, che bruciò la città di Santa Rosa. “Tutti sapevano che c’era il potenziale per qualcosa del genere perché lo avevamo visto a Santa Rosa su scala più piccola”, ha detto. Sebbene i problemi di domanda idrica citati da Quinones siano un aspetto del fallimento, Kearns ritiene che una serie di problemi abbiano contribuito alla mancanza generale di acqua dove e quando era necessaria.
Gli idranti a secco non sarebbero stati un problema così grave se il vento non fosse stato così forte da impedire agli elicotteri antincendio di levarsi in volo, un altro scenario già vissuto nel 2023 con il drammatico incendio di Lahaina a Maui, nelle Hawaii. Gli incendi possono anche causare interruzioni di corrente o danneggiare le condutture idriche e altre infrastrutture, creando ulteriori problemi.
Anche se l’incendio di Palisades si è rivelato particolarmente impegnativo per i vigili del fuoco, Kearns ritiene che debba spingere a pianificare questo tipo di situazioni senza precedenti durante le quali più linee di preparazione potrebbero fallire.
“È stato come uno scenario peggiore, ma penso che dovremmo cominciare a pianificare per gli scenari peggiori”, ha spiegato, “Non si può prevedere tutto, ma questa è la direzione verso cui stiamo andando. Pacific Palisades, Altadena e altre aree della contea di Los Angeles si affidano a un mosaico di sistemi municipali progettati per combattere gli incendi domestici, non enormi incendi boschivi che consumano interi isolati alla volta. Il modo in cui sono organizzati i vigili del fuoco è quello di combattere un incendio in una casa o forse due case o un isolato, non un intero quartiere”.”.
Le questione degli idranti a secco ha scatenato indignazione e accuse politiche. Trump ha accusato il governatore della California Gavin Newsom e gli ha chiesto di “andare immediatamente nella California settentrionale, aprire la conduttura principale dell’acqua, e lasciare che l’acqua scorra nel suo Stato arido, affamato e in fiamme”.
Diversi esperti smentiscono che Newsom avrebbe potuto evitare la tragedia trasferendo l’acqua dalla California settentrionale proprio perché, come si è detto, i bacini della California meridionale sono in realtà al di sopra dei livelli storici.
“Non c’è alcun collegamento tra le politiche idriche della California e l’acqua disponibile per i vigili del fuoco nella California meridionale”, ha detto al Washington Post Peter Gleick, ricercatore senior e co-fondatore del Pacific Institute.
Tuttavia è sotto gli occhi di tutti che la metropoli di Los Angeles non è attrezzata per combattere gli incendi urbani che sono diventati sempre più di routine. “Autocisterne a portata di mano, più energia di riserva nei luoghi in cui ne hanno bisogno, probabilmente più acqua nei serbatoi, avere più serbatoi e controlli a campione suhli idranti: tutte queste cose potrebbero fare la differenza”, ha affermato Gregory Pierce, direttore dell’UCLA Water Resources Group “Quanta differenza, non lo so”.
Un altro imputato per gli incendi – soprattutto da complottisti e negazionisti cui ha facco eco Trump, è l’osmero, un minuscolo pesce che vive nel delta del fiume Sacramento-San Joaquin e che è a rischio estinzione. Proprio per tutelarlo, è stato deciso di limitare il consumo di acqua dal fiume ed è contro l’osmero che si è scagliato Donald Trump, facendone un capro espiatorio politicamente popolare. Ma anche questa, secondo gli esperti, è un’accusa che non regge: i pesci non danno fuoco alle case. (AGI)