Kamala Harris è approdata sull’edizione americana di Vogue con una foto in copertina scattata da Annie Leibovitz e il titolo: “La candidata dei nostri tempi”. “Raramente – scrive il magazine che in precedenza aveva ufficializzato il sostegno alla vicepresidente – ci sono chiamate individuali in cui viene chiesto di compiere atti di salvataggio nazionale, ma a luglio la vice presidente Kamala Harris ha ricevuto una di quelle chiamate”. Il lungo profilo con intervista dedicato alla candidata Democratica non aggiunge molto alla campagna di Harris. “Una delle prime telefonate – ha raccontato a Vogue la vicepresidente – a parte la famiglia, sarà alla squadra che sta lavorando con me sul piano per abbassare i costi al popolo americano”. Sul Medio Oriente Harris ha detto di lavorare sul creare “incentivi” per la de-escalation e un “percorso per la stabilità”. La vicepresidente ha parlato del “diritto di Israele a difendere sé stesso” e del diritto dei palestinesi alla “dignità, sicurezza, libertà e autodeterminazione”. La vice di Joe Biden ha inoltre escluso l’approccio binario sulla crisi in Medio Oriente del tipo “o con Israele o con i palestinesi”. “Non c’è questa cosa dell’approccio binario – ha spiegato – non è ‘tu stai con questo o con quest’altro’”. “C’è molto lavoro da fare – ha aggiunto – ma tutto è legato alle circostanze del momento. Non posso anticipare quali saranno le circostanze tra quattro mesi”. La copertina “presidenziale” in cui Harris appare, seduta in poltrona, le gambe accavallate e la mano destra posata sul ginocchio, sorriso rassicurante, genererà meno polemiche della foto apparsa tre anni e mezzo fa quando Vogue presentò la nuova vicepresidente degli Stati Uniti in una posa che, secondo un critico del Washington Post, apparve irrispettosa: in quell’immagine Harris era in piedi, le mani intrecciate, ai piedi le sue classiche Converse e indosso un blazer colore caffè espresso. Alle spalle, come sfondo, un tendaggio sbiadito. Una composizione, disse il quotidiano all’epoca, che sembrava più frutto di uno scatto fatto con la polaroid, che il tributo alla prima donna nera e asiatica nella storia americana a occupare il ruolo di vicepresidente degli Stati Uniti. (AGI)