Nikki Haley ha sospeso la sua campagna, consegnando virtualmente a Donald Trump la nomination Repubblicana a candidato ufficiale per le presidenziali americane del 5 novembre. “E’ arrivato il momento di sospendere la mia campagna – ha spiegato l’ex governatrice del South Carolina – dissi che avrei fatto sentire la voce degli americani, e così è stato”. Haley si è congratulata con Trump ma non si è spinta oltre, per esempio annunciandogli il suo appoggio ufficiale. Lo ha sfidato, invece, a convincere gli elettori che avevano scelto lei alle primarie. “Tocca a Donald Trump – ha aggiunto – guadagnarsi i voti di coloro nel nostro partito e non solo, anche di chi non lo ha sostenuto. La mia speranza è che lo faccia”.
I voti di Haley fanno gola a tutti, anche ai Democratici. Lo stesso Joe Biden, che ha dominato le primarie, salvo la sconfitta nelle Samoa americane, li ha invitati a unirsi alla sua campagna. “Trump – ha dichiarato il presidente – ha detto chiaramente che non voleva i sostenitori di Nikki Haley. Io voglio essere chiaro: c’è posto per loro nella mia campagna. So che ci sono molte cose su cui non siamo d’accordo, ma sui fondamenti come difendere la democrazia americana, il rispetto della legge, il trattarsi gli uni con gli altri con rispetto e dignità, difendere la Nato e tenere testa agli avversari dell’America, spero che possiamo trovare un terreno comune”. Il ritiro di Haley era nell’aria da settimane e il Super Tuesday, la grande tornata elettorale delle primarie con quindici Stati chiamati a scegliere, era indicato come il giorno chiave. L’ex governatrice aveva detto alla vigilia che sarebbe rimasta in corsa se avesse avuto segnali di essere competitiva: tranne la vittoria in Vermont, unica sorpresa sul fronte conservatore, quei segnali attesi non li ha avuti.
Trump ha ottenuto, finora, dieci volte il numero dei suoi delegati: adesso il conteggio totale è di 995 per il tycoon, e 89 per Haley. La soglia da raggiungere è 1.215, il che significava per lei l’obbligo di conquistare più del settanta per cento dei prossimi elettori chiamati alle primarie. Risultato impossibile, visto che quel 70 per cento, con punte di ottanta e novanta, è da tempo in mano all’ex presidente.
Da due settimane erano arrivati segnali negativi dai donatori, con il ritiro di molti dei munifici americani che avevano finanziato la campagna dell’ex governatrice. Nel sistema Usa, senza dollari non fai politica. Il giorno dopo il trionfo di Trump nel Super Tuesday, con la vittoria in quattordici dei quindici Stati in gioco, il tycoon ha incassato un altro endorsement: quello del leader di minoranza al Senato Mitch McConnell, uno dei big del partito, il “grande vecchio” che dopo il risultato delle presidenziali del 2020 gli aveva voltato le spalle. McConnell è però lo stesso che aveva difeso ostinatamente Trump, bloccando ogni possibilità di impeachment al Senato. L’oscillazione delle posizioni personali è un movimento di cui neanche il Congresso americano è immune. Ma in questo caso assume un forte valore politico: è possibile che la scelta dell’anziano leader darà il via libera ad altri annunci ufficiali di endorsement. Trump è il vincitore, e il candidato ufficiale dei Repubblicani alla Casa Bianca. E allora è inutile perdere tempo. I Repubblicani devono ricompattarsi, e i donatori concentrare su di lui tutti i loro soldi.
Il tycoon ha promesso di riunificare il partito e di pacificare il Paese. Sul primo punto sono arrivati i primi segnali. Sul secondo, gli analisti americani nutrono più di un dubbio. Anche perché la campagna del candidato repubblicano si sommerà ai suoi molti guai giudiziari. Se la Corte Suprema non gli riconoscerà l’immunità dai processi, Trump rischia di andare in aula a Washington, imputato di istigazione all’insurrezione del 6 gennaio 2021, a fine settembre, cioè a poco più di un mese dal voto. Intanto il 25 marzo comincerà a New York il processo meno grave ma più imbarazzante: quello che vede l’ex presidente imputato di aver pagato in nero una pornostar, Stormy Daniels, che aveva minacciato durante la campagna del 2016 di rivelare una loro breve relazione extraconiugale consumata tempo prima. Trump ha prima provato a bloccare la testimonianza della sua accusatrice, poi chiesto al giudice di non avere limitazioni nelle dichiarazioni: se dovrà essere processato, il tycoon punta a utilizzare l’aula giudiziaria come palco da cui fare campagna elettorale. E, probabilmente, infiammare il Paese. (AGI)
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