Uno sguardo sul 2023 per capire i mesi a venire

Inflation written on newspaper chart


Valutare i rischi in un contesto inflazionistico: dai principali driver per valutare le opportunità di investimenti al possibile andamento dei mercati azionari e obbligazionari, passando per la sempre maggior rilevanza della sostenibilità, il punto di vista di Aniello Pennacchio, CFA, Deputy Country Head Italy di DPAM
a cura di DPAM

Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, il quadro di mercato che si sta delineando sembra essersi allontanato dai cicli economici e creditizi deflazionistici tipici degli ultimi quattro decenni. Non oscilliamo più tra fasi nettamente definite che favoriscono l’azionario (dette di risk-on) e altre a favore delle obbligazioni nominali (o di risk-off) in risposta alle dinamiche macroeconomiche. Ci troviamo invece in un periodo dominato da un’inflazione superiore alla media, che a sua volta influisce sulla correlazione tra le varie asset class.

Secondo Aniello Pennacchio, Deputy Country Head Italy di DPAM, si tratta di un cambiamento fondamentale nel panorama economico che richiede di tenere in considerazione numerosi fattori.

Il 2023 sta per concludersi e i mercati guardano già ai prossimi mesi. Quali saranno i driver principali da seguire per gli investitori nell’anno che si aprirà a breve?
Come ogni fine anno è tempo da una parte di guardare a quello che è stato, e dall’altra di proiettarci nel futuro, cercando di individuare quali dinamiche sono solo transitorie, quali rimarranno, e dove trovare interessanti opportunità d’investimento.

Sicuramente, il mondo a bassissima inflazione a cui eravamo abituati non c’è più. Sono addirittura cambiate alcune delle correlazioni tra asset class, come la relazione tra treasury e oro che riflette una sfiducia o comunque una forte incertezza nei confronti dei mercati monetari.

DPAM è una casa di gestione con un DNA fortemente attivo, per cui crediamo fermamente nel valore aggiunto della ricerca e anche del giudizio e della visione dei team di gestione. Ecco che quindi sicuramente i trend demografici sono un dato da monitorare con attenzione: l’invecchiamento della popolazione in Occidente, così come in Giappone, Cina e Corea del Sud, ha causato una carenza nel mercato del lavoro a causa del pensionamento di massa della generazione del baby boom. Questo spostamento demografico comporta una pressione al rialzo sui salari.

Un altro elemento importante è legato alle politiche fiscali: teniamo conto che COVID-19 ha portato anche a misure fiscali in Occidente per sostenere i consumatori. Sebbene inizialmente popolari, queste misure sembrano essersi trasformate in un dominio fiscale, con programmi di investimento come l’Inflation Reduction Act e il Chips and Science Act che sostengono la crescita in un momento in cui le Banche Centrali cercano invece di raffreddare l’economia e frenare l’inflazione. Ecco che quindi dobbiamo tenere in considerazione che l’effetto degli aumenti dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali è solo stato parzialmente assorbito. I consumatori e anche le imprese stanno ancora oggi beneficiando di tassi di indebitamento bassi e vantaggiosi e di prestiti mediamente a più lunga durata.

Questo significa che l’impatto dell’aumento dei tassi verrà sentito solo gradualmente. Ciononostante, un regime di tassi più elevati graverà sulla crescita futura per gli anni a venire.

Ultimo aspetto da valutare, e che caratterizzerà in parte anche il prossimo anno: siamo nel mezzo di una transizione energetica a bassa intensità di carbonio. Si stanno quindi creando delle nuove catene di approvvigionamento che possono essere minacciate anche da tensioni geopolitiche e nuovi equilibri economici. In questo caso, nel momento in cui dovremo scegliere dove investire, dobbiamo avere ben chiare le dinamiche di queste nuove catene del valore per selezionare il segmento che presenta minori potenziali fragilità o eccessive dipendenze da un unico Paese. Pensiamo ad esempio al potere che la Russia, come fornitore energetico deteneva su quelle Nazioni che hanno un mix energetico poco diversificato ed erano quasi totalmente dipendenti. La diversificazione è un principio che applichiamo ai nostri investimenti ed un prerequisito che cerchiamo di verificare anche nel momento di scelta di un titolo azionario e quindi di un’azienda.

L’azionario ha vissuto un anno sorprendentemente buono. Cambiano però le prospettive, in virtù di un possibile allentamento della politica monetaria? E sull’obbligazionario?
Nel corso del 2023 è vero che abbiamo visto risposte aggressive da parte delle Banche Centrali, anche se gli impatti non sono ancora del tutto visibili e i mercati azionari hanno beneficiato di questo quadro.

Siamo convinti che sempre di più in contesti simili a questo, dove cambiano anche alcuni schemi che eravamo abituati a vedere, sia fondamentale poter fare affidamento su un gestore attivo, in grado di capire dove guardare per individuare opportunità per i propri investitori. E davvero, specialmente in un’ottica di lungo periodo, le occasioni per trovare buoni investimenti non mancano. Basti pensare ad esempio a quei settori e temi che saranno dei cosidetti “game changer” nel futuro e che impatteranno a loro volta diversi settori di attività.

Un’attenzione a questo tipo di trend ci permette di focalizzarci su settori che possano essere in qualche modo decorrelati anche da dinamiche di breve termine del PIL. Parliamo quindi di intelligenza artificiale, tecnologie verdi e settore healthcare dove abbiamo recentemente visto come l’introduzione di farmaci come GLP-1, che affrontano il diabete e l’obesità, costituiscano una tendenza così significativa da ridisegnare l’intero settore sanitario. Quindi, dobbiamo tenere d’occhio sia le evoluzioni della tecnologia innovativa sia alcuni settori tradizionali che dovranno sapersi reinventare.

Se guardiamo all’obbligazionario poi, i tassi di interesse sono attualmente a livelli interessanti, con i treasury USA a 10 anni che hanno raggiunto il 5% in ottobre nonostante una la volatilità nel 2023 abbia prodotto qualche incertezza sul momento corretto di ingresso per aggiungere duration. Se guardiamo alle prospettive economiche, dunque, i rischi di crescita hanno preso il sopravvento su quelli di inflazione. Questo probabilmente eserciterà una pressione al ribasso sui tassi di interesse lungo tutta la curva nel 2024.

Gli emittenti di credito ad alto merito creditizio (investment grade) rimangono in una posizione molto solida, sostenuta da buoni margini, un’ampia riserva di liquidità nei loro bilanci e profili di scadenza del debito ben gestiti. Ciò li pone in una posizione forte per resistere a potenziali rallentamenti economici. I loro modelli di business diversificati, sia in termini di prodotti sia di copertura geografica, li rendono altamente resilienti. Alcune asset class offrono rendimenti allettanti che costituiscono una protezione sostanziale contro altri rischi, come le perdite valutarie o di credito. Il debito in valuta locale dei mercati emergenti, con un rendimento del 9%, è un buon esempio: con la prevista riduzione dei rendimenti statunitensi, le valute locali dovrebbero inoltre apprezzarsi.

Sugli investimenti sostenibili si è passati dalla fase entusiastica a una più riflessiva anche se, stando alle statistiche globali, si vede quanto questi investimenti siano ancora apprezzati. Su cosa bisogna puntare quindi in questo ambito, in questo particolare contesto di mercato?
La nostra opinione su questo è molto precisa. Il pushback dell’ESG non ha futuro: l’integrazione completa dei fattori ESG sta diventando mainstream, ormai è parte integrante degli investimenti, sia per dovere fiduciario, sia perché si tratta di una modalità essenziale di gestione del rischio. La disponibilità e la qualità dei dati di conseguenza non faranno altro che accelerare.

Non a caso, ad esempio, l’organizzazione dei Principi per l’Investimento Responsabile (PRI) conta a oggi oltre 500 firmatari in tutto il mondo con più di 1300 trilioni di dollari in gestione e il suo evento annuale riunisce i principali decision-maker a livello mondiale. Il tutto a testimonianza della centralità della sostenibilità degli investimenti nelle agende dei governanti e delle organizzazioni non governative.

Le ramificazioni della transizione verso un’economia a basse emissioni e più sostenibile sono di vasta portata e hanno un impatto sulle fondamenta della nostra economia e su come anche le aziende dovranno riorientare le loro catene di approvvigionamento.

Non si tratta solo di ambiente o di scelte che possono essere più o meno etiche, ma si deve parlare sempre di più di sostenibilità come vera e propria gestione di rischi e come i nostri investimenti possono esserne impattati. A questo proposito, pensiamo a quanto ci è già costato il cambiamento climatico negli ultimi decenni. Come si vede dal grafico, l’aumento di fenomeni meteorologici estremi comporta costi economici sempre maggiori.
Inoltre, una transizione energetica green comporta notevoli opportunità di crescita economica legate alla spesa per nuove infrastrutture, più efficienti a livello energetico, ma soprattutto evita i costi importanti che si generano in presenza di eventi metereologici estremi.

E, dicevamo, non dobbiamo guardare solo all’ambiente. Prendiamo l’intelligenza artificiale, grandissimo tema del 2023 che pone sfide etiche cruciali.

Mentre il suo impatto a lungo termine porterà senza dubbio a un aumento esponenziale della produttività in una moltitudine di settori, il quadro a breve termine appare molto più preoccupante. Un’istruzione e una formazione adeguate saranno fondamentali per evitare di esacerbare le fratture sociali globali.

L’intelligenza artificiale amplifica anche le problematiche legate all’uso illecito dei dati personali, alla riproduzione non autorizzata dei contenuti e alla protezione dell’anonimato. Inoltre, consente di creare pubblicità, informazioni e prezzi altamente personalizzati per ogni utente. Se guardiamo questo aspetto con la lente della sicurezza informatica, l’IA consente la creazione di “deepfakes”, rendendo le frodi più convincenti e quindi più rischiose.

Applicare la sostenibilità ai nostri investimenti significa considerare rischi e opportunità associati all’evoluzione del mondo del futuro. Non serve aver tutte le risposte insieme nello stesso momento, e le continue evoluzioni della normativa ne sono un esempio lampante. Quello che si è importante però, è essere preparati per approcciare questioni difficili e complesse un passo alla volta, con un occhio sempre ben orientato al futuro e a quello che sarà vincente.

a cura di DPAM