Una fiscalità inefficiente e ingiusta


di Renato Costanzo Gatti

Tra le tante modalità con cui il capitale si appropria del plusvalore prodotto dalla comunità, ce n’è una di straordinaria importanza attuata per mezzo del funzionamento della gestione delle entrate da parte dello stato.

La nostra costituzione prevede all’art.53 che: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Ne deriva che se non tutti pagano in ragione della loro capacità contributiva, quelli che pagano regolarmente si fanno carico di pagare quella quota di spese che sarebbe a carico di chi non paga. C’è quindi un trasferimento netto di denaro a danno di chi paga le imposte ed a favore di chi non le paga. Poiché il lavoro salariato, non tanto per una sua specifica virtù, ma per il meccanismo di riscossione delle imposte, paga tutte le tasse dovute mentre l’evasione, l’elusione o l’insolvenza sono tipiche delle classi non-salariate, ecco che si individua in questo fenomeno una “appropriazione del plusvalore tramite fiscalità”.

Il capitale tende sempre a far fruttare i suoi fondi nel modo più produttivo per sé e quindi il primo modo di appropriazione si realizza nel confronto dei salari; più riesce a deprimerli e più riesce a spostare a suo favore la ripartizione del prodotto del lavoro, più il capitale si arricchisce. Ma lo scontro con il lavoro ha un limite nella sussistenza e riproduzione dei salariati, deve confrontarsi con i sindacati per cui ad un certo punto il capitale pensa di rivolgersi ad un altro fronte. Ecco che allora, avendo l’egemonia sul legislatore mette in piedi un sistema fiscale che con vari espedienti riesce a trasferire ricchezze dai contribuenti al capitale: a) diminuendo l’imponibile a carico dei redditi da capitale, b) diminuendo gli importi effettivamente pagati a fronte del teoricamente dovuto.

Proporzione tra PIL prodotto e imposte dirette

Il gettito annuo delle imposte, si aggira sui 500 miliardi di cui il 41% proviene dall’Irpef, l’8% dal’Ires, il 2% dalle imposte sul capitale, il 30% dall’Iva ed il restante 9% da imposte varie (Imu, registro, bollo, tabacchi etc.). Come noto l’Irpef è a carico di salari, stipendi, pensioni e partite Iva con fatturato al di sopra di 65.000€. Il gettito di salariati, stipendiati rappresenta il 59% del gettito Irpef, i pensionati rappresentano il 35% per un totale del 96% mentre le partite Iva rappresentano il 5%.

Solo i contribuenti Irpef rispettano la “progressività” prevista dal secondo comma dell’art. 53 sopra riportato, mentre tutti gli altri contribuenti pagano la famosa Flash tax ovvero imposta proporzionale ad aliquota fissa.

Ciò premesso vediamo che nella ripartizione delle imposte tra i vari ceti sociali il lavoro produce il 47% del PIL ma paga il 72% delle imposte dirette, il non-lavoro produce il 53% del PIL e paga il 28% delle imposte dirette.

Evasione e insolvenza

L’ammontare delle imposte non riscosse annualmente in Italia, viene stimato in circa 100 miliardi. Si noti che la differenza tra gettito potenziale e imposte incassate include il non dichiarato (evasione vera e propria) e il non pagato rispetto al dichiarato. Le imposte infatti dovrebbero essere pagate spontaneamente, se non pagate sono soggette ad emissione di ruoli ed ad azioni cautelari e/o esecutive.

La Corte dei conti, inascoltata fonte dell’inefficienza del nostro sistema tributario, nella sua relazione relativa al 2019 esamina lo stato delle pendenze in essere, e scrive:

Il volume complessivo delle riscossioni a mezzo ruoli fra il 2000 e il 2019 è stato di 133,4 miliardi, a fronte di un carico netto di 1.002,8 miliardi, con un indice di riscossione del 13,3 per cento.”

e denuncia l’inefficacia delle procedure di riscossione coatta ed in particolare l’inefficienza della rateizzazione che “nonostante le ottimistiche previsioni che – un decennio fa circa – hanno accompagnato l’istituzionalizzazione di tale forma di pagamento, non abbia contribuito ad incrementare il tasso di riscossione. Invero, nell’ultimo decennio, detto indice si è ridotto progressivamente.”

Nota inoltre che i crediti da riscuotere superiori a 100.000€ rappresentano il 61.4% (con un tasso di riscossione pari al 2.7%) e quelli superiori a un milione di euro “rappresentano mediamente il 40 per cento circa dei carichi complessivamente affidati nell’ultimo quinquennio”.

Agevolazioni fiscali

Le agevolazioni fiscali tipo quella prevista per gli investimenti 4.0 (previsti per ben 24 miliardi nel NGEU) sono trasferimenti netti di soldi prelevati dai contribuenti e regalati al capitale. Si tratta di una redistribuzione all’incontrario; dai lavoratori (che pagano le imposte) al capitale (che porta i capitali all’estero). Gli investimenti vanno sicuramente aiutati, ma altro è regalare soldi senza corrispettivo, altro è dare soldi e, come tutte le persone che investono, avere in cambio partecipazioni azionarie o societarie. Non capirò mai perché il contribuente che investe fondi in una impresa non debba avere gli stessi diritti di un cittadino che compera azioni. Mi sembra questo un esempio lampante di appropriazione del plusvalore tramite fiscalità.

Conclusioni

Riprendo la frase della corte dei conti: “Il volume complessivo delle riscossioni a mezzo ruoli fra il 2000 e il 2019 è stato di 133,4 miliardi, a fronte di un carico netto di 1.002,8 miliardi, con un indice di riscossione del 13,3 per cento”. In venti anni abbiamo accumulato mille miliardi di imposte non pagate, e ancora secondo la corte, “i crediti da riscuotere superiori a un milione di euro rappresentano mediamente il 40 per cento circa dei carichi complessivamente affidati nell’ultimo quinquennio”.

Il nostro debito di 2.500 miliardi nasce per almeno 1.000 miliardi da crediti per imposte non pagate, pari al 50% del debito, per cui se il sistema di riscossioni fosse efficace potremmo rientrare immediatamente nei parametri di Maastricht.

Al contrario, invece di combattere l’evasione (e con la fatturazione elettronica si dimostra che si può fare) il governo sembra pensare ad altro come per esempio fa nell’ultima finanziaria che è una valanga di bonus fiscali, un paese dei

balocchi indegno di un paese serio.